ARTE Reportage - Libano, una guerra senza nome - Guarda il documentario completo

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I combattimenti tra Israele e Hezbollah, nel sud del Libano, stanno rendendo la vita delle persone un vero inferno. Circa 60 famiglie sciite sono state costrette a rifugiarsi in un hotel abbandonato a pochi chilometri a nord di Nabatiyeh, nota roccaforte dell'organizzazione para-militare vicina all'Iran. Tutte, provenienti da villaggi in prossimità del confine con Israele. (Arte.tv)

Ne parlano anche altri media

JEZZINE (SUD LIBANO) — Kareem qui ci veniva da turista. Ora se ne sta seduto nella palestra della scuola che è la sua nuova casa, con gli stessi vestiti addosso da qualche giorno, le sigarette una dopo l’altra. (la Repubblica)

L’escalation di bombardamenti israeliani, che ha già causato oltre 700 vittime tra cui donne e bambini, e l’intensificarsi delle tensioni tra Hezbollah e Israele, ha spinto intere famiglie a varcare i confini in un esodo disperato. (Inside Over)

Durante la guerra in Siria, cominciata nel 2011, oltre 1,5 milioni di siriani, secondo le autorità libanesi, avevano trovato rifugio nel Paese dei Cedri. Adesso, con l'attacco di Israele contro Hezbollah, il flusso si è invertito e sono i libanesi a fuggire nella Siria del presidente Bashar al-Assad. (Servizio Informazione Religiosa)

Emergenza Libano: raccolte fondi delle ong italiane

La situazione è intollerabile», spiega il vescovo, descrivendo l'esodo di oltre un milione di profughi verso Beirut e il nord del Libano, su una popolazione totale di 5 milioni e mezzo. «Continuiamo a vivere momenti di grande tensione, confusione e paura a causa degli attacchi dell'esercito con la stella di Davis. (Famiglia Cristiana)

A spiegarlo è la Direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, che si è detta “profondamente preoccupata per il rapido deterioramento della situazione umanitaria in Libano. Dopo sette giorni di bombardamenti e l’avvio della campagna di terra, in Libano la situazione sta letteralmente precipitando. (LA NOTIZIA)

Le organizzazioni della società civile italiana da ottobre di un anno fa aiutano senza sosta e limiti la popolazione colpita. A Gaza il personale locale e le organizzazioni partner hanno intensificato il lavoro in emergenza, sotto bombardamenti e invasione via terra, andando pericolosamente verso il confine con l’Egitto, al valico di Rafah, per ritirare aiuti umanitari e nuovamente raggiungere tutte le aree possibili. (Corriere della Sera)