Bloccando una proteina infiammatoria si allunga la vita: sui topi ha funzionato

MeteoWeb Recenti ricerche pubblicate sulla prestigiosa rivista scientifica Nature hanno rivelato un’importante scoperta nel campo dell’invecchiamento e della longevità. Un team di scienziati internazionali ha dimostrato che l’inibizione di una proteina pro-infiammatoria, nota come IL11, non solo migliora la salute generale nei topi anziani ma aumenta anche significativamente la loro durata di vita. (MeteoWeb)

Ne parlano anche altre fonti

Come emerso dagli studi dei ricercatori, i livelli della proteina infiammatoria IL-11 aumentano con l'età in diversi tessuti nei topi. (Quotidiano di Sicilia)

Attualmente, gli esperimenti sono limitati ai topi da laboratorio, ma gli studiosi ritengono che questi risultati rappresentino un passo significativo verso l’aumento della longevità. L’elisir di lunga vita potrebbe avvicinarsi alla realtà grazie a un recente studio pubblicato sulla rivista Nature (Virgilio Notizie)

Una causa dell’invecchiamento sembra essere correlata a una maggiore produzione di interleuchina-11, una citochina pro-infiammatoria la cui espressione aumenta con l’età: bloccando la sua azione, i ricercatori hanno dimostrato di poter contrastare l’invecchiamento in modelli preclinici, con benefici su salute e aspettativa di vita. (Fanpage.it)

Ieri, su Le Figaro, lo scrittore Michel Houellebecq, in un omaggio a un suo amico scomparso, ne ha lodato la “saggezza che avrebbe fatto di lui uno di quei vegliardi in qualche modo all’antica, che riuscivano a rendervi la vecchiaia amabile, al punto quasi di farvi venire voglia di invecchiare. (Liberoquotidiano.it)

Vivere più a lungo si può? Nuove speranze sono alimentate dai risultati ottenuti a Singapore, dove è stata rintracciata la proteina dell’invecchiamento. (La Gazzetta dello Sport)

Scoperto un farmaco capace di allungare la vita del 25% per animali di laboratorio. Funziona nei topi una molecola capace di ringiovanire il sistema immunitario: si chiama Pepitem e potrebbe contrastare lo sviluppo di malattie dovute a risposte immunitarie come l'artrite reumatoide e il diabete di tipo 1. (La Stampa)