Tenta di togliersi la vita ingerendo una massiccia dose di farmaci, ventunenne in ospedale

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Ha tentato di togliersi la vita ingerendo un ingente quantitativo di benzodiazepine. Fortunatamente è stato salvato dal tempestivo intervento dei soccorsi giunti in una struttura d’accoglienza sita in un comune del Frusinate. Ad allertarli il responsabile del centro che, avendo trovato il ragazzo, 21 anni originario del Bangladesh, in stato di alterazione, ha lanciato l’allarme. Sul posto sono prontamente arrivati i sanitari del 118 che hanno preso in cura il giovane e lo hanno trasferito nel reparto di S.P. (Frosinone News)

Su altri media

Si è aperto, ha mostrato le sue ferite sperando in un po’ di conforto, ma dall’altra parte dello schermo c’era chi ha preferito affondare ancora di più la lama. Anzi, qualcuno gli ha detto come farlo. (Corriere Salentino)

Stando a quanto ricostruito, una donna avrebbe riferito ai soccorritori di esser stata aggredita dal compagno durante una lite. (Frosinone News)

Sono agghiaccianti i messaggi che il 19enne Andrea Prospero si è scambiato in chat con il 18enne che lo ha incoraggiato a uccidersi e che ieri è stato arrestato. La sua preoccupazione? "Speriamo che sto coglione non ha lasciato la chat aperta sennò mi sgamano" Prima la corda, poi le pillole: Andrea morto a 19 anni incollato a una chat. (Dire)

Si concentrano ora sull'analisi delle 60 schede sim, dei 5 telefoni e del pc le indagini sul suicidio di Andrea Prospero, lo studente trovato morto in una camera in affitto nel centro di Perugia. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

"Siamo persone perbene, uno dei nostri ragazzi fa il poliziotto. Lo dice, in un colloquio con il Messaggero, la mamma del 18enne arrestato con l'accusa di istigazione al suicidio per la morte di Andrea Prospero lo studente trovato senza vita il 29 gennaio a Perugia. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Da un lato l’istigazione al suicidio, dall’altro la ricerca di una risposta a un’altra domanda: a cosa servivano 60 schede sim e 5 telefoni cellulari ad Andrea Prospero? Se la procura di Perugia ritiene di aver ricostruito chi avrebbe spinto il giovane di Lanciano a togliersi la vita, ottenendo gli arresti domiciliari per un 18enne della provincia di Roma, i magistrati stanno ancora cercando di comprendere perché lo studente trovato morto in una camera in affitto nel centro di Perugia avesse a sua disposizione quel materiale tecnologico e informatico. (Il Fatto Quotidiano)