Roberto Benigni si conferma un oratore dal talento assoluto, ma non è più un "evento"

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Roberto Benigni si conferma un oratore dal talento assoluto, ma non è più un "evento" Roberto Benigni su Rai Uno Il vero "Sogno"? Quello di trovarsi nel posto giusto, nella serata giusta, col testo giusto. Roberto Benigni porta in scena uno spettacolo dal tempismo perfetto, una celebrazione assoluta dell’Europa proprio nel giorno in cui Giorgia Meloni attacca alla Camera il Manifesto di Ventotene. Seppur in diretta, Benigni si esibisce in un testo a lungo coltivato, col concepimento che risalirebbe addirittura al 2018, anno in cui l’attore svelò all’Ansa di avere nella testa un programma che raccontasse il sogno di un’Europa unita. (Today.it)

La notizia riportata su altri media

È questo l’evento televisivo cui abbiamo assistito due sere fa in prima serata su Rai 1, «in diretta anche su Rai Radio 2 e Raiplay, questo è un colpo di Stato, abbiamo preso il potere, siamo dappertutto, anche sul forno a microonde», ha scherzato Roberto Benigni prima di riverire, come fa puntualmente, «il presidente della Repubblica Mattarella, perché so che ci sta guardando. (Panorama)

I sogni hanno sempre quella capacità beffarda di arrivare quando meno te li aspetti. A volte coincidono con la realtà, e a volte la smentiscono. (LaC news24)

Un introito andato quasi per intero alla Melampo, la casa di produzione che appartiene a Benigni stesso e alla moglie Nicoletta Braschi. Le due ore di «utopia europeista» sono costate all'incirca un milione di euro. (il Giornale)

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Da un punto di vista strettamente televisivo Il sogno di Roberto Benigni (mercoledì sera su Rai 1 e ora su RaiPlay) è di una semplicità disarmante: una sola persona in scena in abito scuro e camicia sbottonata; poche inquadrature sotto la sapiente regia di Stefano Vicario che alterna figura intera, mezzo busto, rari primi piani e breve carrellata sulla platea; scenografia in legno, bella ma essenziale, firmata da Chiara Castelli; luci efficaci senza effetti particolari; solita marcetta iniziale sulle note di Nicola Piovani; una brevissima anteprima registrata (si veda la diversa microfonatura); infine, due ore e un quarto di diretta senza stacchi né interruzioni pubblicitarie; primi quindici minuti di monologo comico secondo tradizione e poi 120 di orazione civile sull’Europa, la guerra e la pace. (Avvenire)

Alla fine della giostra – mediatica e di polemiche – quello che resta, come spesso accade in questi casi, sono i numeri. (ilmessaggero.it)

Chissà che ha pensato Gianmarco Mazzi, sottosegretario ipermeloniano al ministero della Cultura, quando a fine spettacolo ha stretto la mano all’«europeista estremista» Roberto Benigni, che aveva appena esaltato il manifesto di Ventotene sbertucciato poche ore prima dalla premier Giorgia Meloni nell’emiciclo di Montecitorio. (la Repubblica)