Film su Segre, il gestore del cinema Orfeo: “Non sono antisemita ma non voglio i contestatori”
Articolo Precedente
Articolo Successivo
“Non sono antisemita, ho rifiutato di proiettare quel film su Liliana Segre solo perché ho paura delle contestazioni. Se vengono i pro Pal e mi danneggiano il locale, poi chi paga?”. Così Felice De Santis, titolare del cinema multisala Orfeo di viale Coni Zugna a Milano spiega la sua decisione di negare la sala al regista Ruggero Gabbai, che ha firmato il docufilm sulla storia della senatrice a v… (La Repubblica)
Se ne è parlato anche su altri giornali
È molto preoccupante", ha detto il regista. (Fanpage.it)
Introducendo il film, Gabbai ha raccontato di una telefonata che aveva avuto con Segre in mattinata, dopo che un murale che ritrae la senatrice è stato sfregiato da ignoti. Martedì sera al teatro Dal Verme di Milano è stato presentato 'Liliana', il film documentario diretto da Ruggero Gabbai che racconta la vita della senatrice Liliana Segre, dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti fino al suo impegno sociale e culturale. (La Repubblica)
“Non sono antisemita, ho rifiutato di proiettare quel film su Liliana Segre solo perché ho paura delle contestazioni. (Sky Tg24 )
Si schierano con il docufilm “Lilianà” le sale cinematografiche milanesi. Mentre Pd e Forza Italia lanciano l’appello per proiettare il documentario anche al Pirellone. (La Repubblica)
L film su Liliana Segre rifiutato dal cinema Orfeo di viale Coni Zugna, sarà senz’altro visto dagli studenti (non solo) milanesi in altre sale dello stesso quartiere e anche nelle scuole. (La Repubblica)
Come non lo è stato per i suoi tre figli crescere con due genitori “sopravvissuti”. Il documentario Liliana di Ruggero Gabbai, presentato al Festival del cinema di Roma, in sala al Teatro Dal Verme di Milano il 12 novembre e destinato a un passaggio televisivo sulla Rai, si concentra per la prima volta in particolare su questo aspetto: come ha influito sulla vita dei tre figli (e successivamente dei tre nipoti) la consapevolezza che la madre aveva subito un orrore così indicibile, quanto di quel trauma si è inciso anche sulla loro pelle, come quel numero tatuato sul braccio che per molti anni della loro infanzia era qualcosa di misterioso di cui sapevano solo che «l’avevano fatto alla mamma degli uomini cattivi». (Famiglia Cristiana)