Meloni alza la posta e Mattarella sta con lei: nomine Ue, il retroscena

Meloni alza la posta e Mattarella sta con lei: nomine Ue, il retroscena
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Liberoquotidiano.it INTERNO

La vicepresidenza della Commissione Ue all’Italia è un’ipotesi concreta, ma non basta a garantire l’appoggio di Giorgia Meloni al pacchetto delle nomine. Detta con le sue parole: «Non intendo sostenere una tesi diversa da quella nella quale credo, semplicemente per chiedere in cambio un ruolo che all’Italia spetta di diritto». Al momento ci sono due ostacoli, grossi. La premier li indica mentre illustra alla Camera ciò che andrà a dire agli altri leader nel Consiglio Ue che inizia oggi. (Liberoquotidiano.it)

Se ne è parlato anche su altre testate

I capi di stato e di governo che si riuniscono a Bruxelles dovranno nominare il leader del nuovo Consiglio europeo, il Presidente della Commissione e i 26 Commissari che la compongono, tra cui l’Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza. (ISPI)

Lo dice il primo ministro Donald Tusk, arrivando a Bruxelles per il Consiglio Europeo. E' un malinteso: a volte servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. (ilmessaggero.it)

Dopo le comunicazioni in Parlamento, dopo essersi scagliata, prima alla Camera e poi in Senato, contro l’Europa che la sta tenendo ai margini, Giorgia Meloni si ritrova da sola … Un vertice a tre, dopo una giornata lunghissima. (La Stampa)

Ue, che cosa volevamo. Il piano italiano sfumato: "Belloni Alto commissario"

Sono giorni intensi, questi, negli uffici dell'Unione europea, dove si sta definendo il futuro prossimo degli apparati istituzionali. Nei giorni scorsi, i sei negoziatori per i tre partiti della maggioranza si sono preventivamente accordati per la nomina dei tre "top jobs" e il tutto è avvenuto senza il coinvolgimento dell'Italia. (il Giornale)

Il Consiglio europeo si apre a Bruxelles con un mix di tensione e preoccupazione. (Il Fatto Quotidiano)

– Un’astensione non è mai una vittoria. Nonostante la iattanza dei partner franco-tedeschi, chiamarsi fuori dall’approvazione del quartetto di incarichi al vertice dell’Unione suonerebbe un pessimo viatico per i progetti di accreditamento istituzionale e internazionale della premier italiana. (QUOTIDIANO NAZIONALE)