Violenza sulle donne: Valditara nega la realtà, il problema è la cultura patriarcale
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“Valditara si conferma un ministro senza alcun rispetto del ruolo istituzionale che, pro tempore, ricopre. Potremmo ricordagli che il nostro Paese ha un numero elevatissimo di femminicidi esattamente frutto della cultura patriarcale da lui negata, potremmo ricordare i dati sulle violenze perpetrate per la stragrande maggioranza tra le mura domestiche e i dati delle nazionalità di chi commette violenza, che dimostrano esattamente il contrario di quello che afferma Valditara. (FLC CGIL)
Ne parlano anche altre fonti
Dal nostro inviato ROMA «Ho attraversato la morte nella sua essenza più profonda prima con la perdita di mia moglie Monica e poi con quella di Giulia che mi ha spaccato il cuore». (Corriere della Sera)
L’altra visione, quella del ministro dell’Istruzione Valditara, senza nessuna remora e nemmeno senso dell’opportunità, è quella dell’esclusione, del razzismo, dell’indicare il nemico da odiare, che non è il carnefice che sta in casa, il marito, il fidanzato, il collega, come dicono tutte le ricerche e anche le storie delle 120 vittime che ci sono state dalla morte di Giulia, no è l’immigrato, la “devianza, dice Valditara, portata dall’immigrazione clandestina”. (Radio Popolare)
“Deve essere chiara a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza discendenti da una immigrazione illegale”. (Il Fatto Quotidiano)
«Dal giorno in cui è mancata la mia Giulia sono state uccise altre 120 donne soltanto in Italia. Migliaia nel mondo. Numeri inimmaginabili, non possiamo permetterci di essere indifferenti, non c’è più tempo per voltare lo sguardo altrove». (il manifesto)
A volte – e non è retorica – quando si affrontano sofferenze tali, che potrebbero togliere qualsiasi speranza o prospettiva, la vita ancora ti sorprende offrendo uno scopo nuovo, un’opportunità di trasformare il dolore in significato, la perdita in impegno, l’oscurità in azione. (Corriere della Sera)
“È stato il vostro bravo ragazzo”, è la frase che il 18 novembre di un anno fa, nel giorno del ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, sua sorella Elena rilanciò sui social. L’eco di quelle parole è riecheggiata ieri, alla fine di una giornata che doveva essere di ricordo e soprattutto impegno, segnata invece dalle parole di un ministro che ha ridotto le riflessioni sul patriarcato a inutile “ideologia” e ha associato l’immigrazione alla violenza di genere. (la Repubblica)