Richiesto il 3% sui ricavi: così la manovra cambia la «web tax»
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Una delle novità più rilevanti riguarda l’abolizione delle soglie di fatturato che limitavano l’applicazione della Digital Service Tax. In passato, solo le aziende con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro e 5,5 milioni di euro in Italia erano soggette all’imposta. Dal 1°gennaio 2025 secondo quanto indicato nel decreto fiscale collegato alla legge di bilancio 2025 tutte le imprese che generano ricavi attraverso servizi digitali sono tenute a pagare l’imposta del 3%, indipendentemente dalle dimensioni e dal fatturato di riferimento. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Ne parlano anche altri giornali
Con l’approvazione di un emendamento alla legge di bilancio 2025, si delineano nuovi scenari per la tassazione delle criptovalute in Italia. Sebbene il previsto aumento dell’aliquota al 42% sia stato ridimensionato e posticipato, restano in gioco modifiche significative che avranno un impatto diretto sui contribuenti e sugli investitori in cripto-attività. (InvestireOggi.it)
Tre temi centrali legati all’evoluzione digitale sono stati al centro delle modifiche nella legge di bilancio, e li analizzeremo nei dettagli nei prossimi articoli del nostro approfondimento. Si tratta della Digital Services Tax, della tassazione sulle criptovalute e della cosiddetta “tassa sul rame”. (Key4biz.it)
Come riportato dal Sole 24 Ore, nel testo che dovrebbe arrivare in Aula domani (mercoledì), e su cui verrà posta la fiducia, resterà in vigore soltanto la soglia dei 750 milioni di euro a livello globale, mentre sarà eliminata quella dei 5,5 milioni di euro a livello nazionale. (Engage)
Vediamo. Legge di bilancio, ci sono 660 milioni per portare la banda ultra larga nelle aree bianche, fondi per l'industria 5.0 e la digitalizzazione della pa, ma anche tagli ai fondi per l'innovazione, inasprimento della web tax e nuove imposte sulle criptovalute. (WIRED Italia)
INTERVISTA ESCLUSIVA A PAOLO ARDOINO – C’è un’industria crypto che dopo un’interminabile processione ai tavoli della trattativa con il governo si dice contenta. E c’è un’industria crypto che invece la pensa diversamente. (Criptovaluta.it)
Sulle plusvalenze delle criptovalute oltre alla doppia mossa dell’addio della soglia minima di 2mila euro per la tassazione delle plusvalenze e al rinvio al 2026 dell’aumento della tassazione ma al 33% e non al 42% come inizialmente ipotizzato, torna la possibilità di rivalutare le criptoattività già prevista dalla manovra 2023 ma questa volta con un’ imposta sostitutiva del 18% e non più del 14 per cento. (Il Sole 24 ORE)