Cecilia Sala, inchiesta sulla detenzione a Teheran

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INTERNO

La giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata e detenuta per venti giorni nel carcere di Evin a Teheran, è al centro di un'inchiesta avviata dalla Procura di Roma. Il procuratore Francesco Lo Voi, dopo aver ricevuto l'informativa degli uomini del Ros e acquisito il verbale della giornalista, ha deciso di approfondire le circostanze della sua detenzione. Sala, appena atterrata all'aeroporto di Ciampino, ha raccontato agli investigatori di essere stata interrogata quotidianamente, temendo per la propria vita.

L'ipotesi degli investigatori del Ros è che qualcuno abbia "venduto" informazioni sui movimenti della giornalista, tradendola. Questo sospetto ha spinto gli inquirenti a indagare su possibili complicità interne o esterne che potrebbero aver facilitato l'arresto di Sala. La giornalista, nota per le sue inchieste e reportage, è stata liberata grazie a una complessa triangolazione diplomatica tra Italia, Stati Uniti e Iran, con il coinvolgimento degli apparati del Qatar.

Il ruolo del Qatar, alleato degli Stati Uniti ma in buoni rapporti con la Repubblica islamica, è stato cruciale nel negoziato per il rilascio di Sala. Le garanzie fornite dall'Italia di non consegnare agli USA il detenuto Mohammad Abedini-Najafabani, confermate dai vertici dell'intelligence qatarina, hanno contribuito a sbloccare la situazione. Giovanni Caravelli, direttore dell'Aise, ha guidato personalmente l'operazione che ha riportato a casa la giornalista de Il Foglio e Chora Media.

Il caso di Cecilia Sala, oltre a sollevare interrogativi sulle dinamiche della sua detenzione, mette in luce le delicate relazioni internazionali e il ruolo della diplomazia nel risolvere situazioni di crisi.