Siria, escalation di violenza e crisi umanitaria

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ESTERI

La situazione in Siria continua a peggiorare, con il regime di Bashar al-Assad che affronta una nuova ondata di violenza e oppressione. Recentemente, l'offensiva lanciata dai ribelli antigovernativi e da un cartello di milizie jihadiste guidato da Hay’at Tahrir As-Sham (HTS) ha portato alla caduta di Aleppo, la seconda città più importante del paese. Questo evento segna un nuovo capitolo nella progressiva occupazione turca del nord della Siria, violando apertamente gli accordi di Astana e rappresentando un attacco alla sovranità siriana.

Mosca e Teheran hanno risposto inviando a Damasco i loro generali più feroci: l'iraniano Seyyed Javad Ghafari, noto come "il Macellaio di Aleppo", e il russo Alexander Chayko. Questi comandanti, che in passato hanno sconfitto i ribelli sunniti con metodi brutali, sono ora incaricati di sostenere il regime siriano in questa nuova fase del conflitto.

Nel frattempo, la situazione umanitaria a Homs è drammatica. L'arcivescovo cattolico di Homs, padre Jacques Murad, ha descritto un flusso continuo di profughi provenienti da Aleppo, molti dei quali cristiani, che arrivano stremati dopo aver attraversato la strada vecchia. La città non era preparata per accogliere un numero così elevato di sfollati, ma grazie alla collaborazione tra i vescovi locali sono stati organizzati due punti di accoglienza. Tuttavia, le necessità sono molteplici: cibo, materassi, coperte e diesel sono indispensabili per aiutare i profughi a sopravvivere.

La guerra in Siria, che molti consideravano un capitolo chiuso della storia mediorientale, è tornata a far parlare di sé. Il 27 novembre, l'offensiva dei gruppi armati ha riportato alla ribalta un conflitto che sembrava dimenticato.