Il sogno di Roberto Benigni non è Imagine di John Lennon: la guerra può finire, non è un’utopia
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Quello che non hanno capito è che quel monologo non parla del sogno che potremmo fare oggi, di un mondo in pace e di un’Europa davvero Unita, antidoto alla guerra, o che poteva fare John Lennon nel 1971 quando scrisse l'inno pacifista Imagine. Ma di un sogno che nel 1941 tre ragazzi fecero sull’isola di Ventotene, scrivendo il cosidetto «manifesto» di Ventotene, considerato uno dei testi fondanti dell'Unione europea. (Vanity Fair Italia)
Se ne è parlato anche su altre testate
È il budget messo a disposizione dalla Rai a Roberto Benigni per portare in scena il suo «Sogno», la lectio magistralis sull'elogio dell'unità europea e la condanna dei nazionalismi portatori di odio. Un introito andato quasi per intero alla Melampo, la casa di produzione che appartiene a Benigni stesso e alla moglie Nicoletta Braschi. (il Giornale)
L''europeista estremista' Roberto Benigni vola alto con la sua orazione civile dedicata all'Ue come "ultima trincea della democrazia" da affidare ai giovani e l'Auditel gli dà ragione: Il Sogno incolla a Rai1, dalle 21.45 alle 24.01, una media di 4 milioni 396mila telespettatori, pari al 28.1% di share. (Golssip)
Con Il Sogno, in onda mercoledì 19 marzo su Rai 1, il comico ha incassato 4 milioni 396 mila di spettatori con uno share del 28,1 per cento. Celentano, sul suo profilo Instagram, ha voluto omaggiare l'attore spiazzando molti (in tanti gli hanno chiesto di tornare in tv ndr). (Liberoquotidiano.it)
Dietro una cortina fumogena, una nebbia di retorica. È questo l’evento televisivo cui abbiamo assistito due sere fa in prima serata su Rai 1, «in diretta anche su Rai Radio 2 e Raiplay, questo è un colpo di Stato, abbiamo preso il potere, siamo dappertutto, anche sul forno a microonde», ha scherzato Roberto Benigni prima di riverire, come fa puntualmente, «il presidente della Repubblica Mattarella, perché so che ci sta guardando. (Panorama)
Da un punto di vista strettamente televisivo Il sogno di Roberto Benigni (mercoledì sera su Rai 1 e ora su RaiPlay) è di una semplicità disarmante: una sola persona in scena in abito scuro e camicia sbottonata; poche inquadrature sotto la sapiente regia di Stefano Vicario che alterna figura intera, mezzo busto, rari primi piani e breve carrellata sulla platea; scenografia in legno, bella ma essenziale, firmata da Chiara Castelli; luci efficaci senza effetti particolari; solita marcetta iniziale sulle note di Nicola Piovani; una brevissima anteprima registrata (si veda la diversa microfonatura); infine, due ore e un quarto di diretta senza stacchi né interruzioni pubblicitarie; primi quindici minuti di monologo comico secondo tradizione e poi 120 di orazione civile sull’Europa, la guerra e la pace. (Avvenire)
Più che un Sogno, lo spettacolo di Roberto Benigni in prima serata su Rai 1 è stato un’iniezione di Xanax: bolso, palloso, prevedibile. Se voleva radunare lo share degli “europeisti estremisti” (autodefinizione sua) e tenerli incollati fino al termine della concione, ci è riuscito con la tecnica degli oratori funebri: farli appisolare. (Inside Over)