Elezioni americane, elettori cattolici indecisi e apatici. Il cardinale li ammonisce: «Non votare è peccato»
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«Onora tuo padre e tua madre». Il quarto comandamento parla chiaro e il cardinale Leo Burke ammonisce gli elettori cattolici americani che si applica anche al dovere morale di andare a votare per il bene comune della porpria patria. Di conseguenza l'astensionismo equivale a una mancanza morale, una forma di peccato. Se c'è «qualche buona ragione per pensare che possiamo promuovere la causa della vita, della famiglia e della libertà religiosa la scelta va fatta per il tipo di candidato che dobbiamo sostenere» ha detto alla tv cattolica Ewtn, senza però addentrarsi troppo e sfociare in un endorsement esplicito a favore di Trump, specchio di un disagio diffuso nella Chiesa, persino tra i conservatori più convinti che in passato non avevano esitato a spezzare una lancia a favore del ticoon. (ilmessaggero.it)
Ne parlano anche altre fonti
Vinse per appena 12.000 voti.Ispanici e latinoamericani sono invece tentati da Donald Trump. Ormai sono quasi il 20% della popolazione, il secondo gruppo etnico più numeroso dopo i "bianchi", e il loro tasso di partecipazione tende ad aumentare. (Tiscali Notizie)
La Chiesa cattolica americana ha convissuto per cinque anni con Donald Trump, di nuovo candidato alle elezioni del 2024. I suoi vertici erano stati scelti pochi giorni dopo l’elezione del Presidente repubblicano che aveva sconfitto la candidata democratica Hillary Clinton. (Start Magazine)
Negli Stati Uniti, la fede è un elemento centrale non solo nella vita quotidiana, ma anche nelle decisioni politiche. Più del 50% degli americani attribuisce infatti un’importanza cruciale alla religione, confermando gli Stati Uniti come uno dei Paesi più religiosi nel mondo occidentale. (Famiglia Cristiana)
New York, 2 novembre 2024 – “La morale Oltreoceano la dettano sempre più i partiti politici; Repubblicani e Democratici rappresentano le nuove chiese negli Usa largamente secolarizzati”. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
È un dato acquisito e spesso ripetuto che hanno maggiore possibilità di diventare presidente degli Stati uniti un musulmano o un socialista che un ateo. Nella nazione, la cui costituzione peraltro richiederebbe una rigida divisione fra stato e chiesa, la religiosità è un requisito imprescindibile, che si è andato accentuando nel ventesimo secolo (la dicitura «in God we trust» è stata apposta sulla valuta nel 1958) (il manifesto)
Anche nel 2016 e 2020, che pure erano due prove elettorali “normali”, i sondaggi sbagliarono: figuriamoci oggi in cui tutti i dati significativi - il voto nazionale e quello degli Stati oscillanti – navigano tra il pareggio di rossi e blu o sono divisi da una p… (L'HuffPost)