In Ucraina decide la storia non la fiction
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Il successo di Donald Trump in America sembra avvicinare una tregua in Ucraina. Non so se il nuovo presidente degli Stati Uniti terrà fede alle promesse che gli sono state attribuite in campagna elettorale («Se verrò eletto fermerò la guerra in ventiquattr’ore»), ma è certo che la fine del conflitto ai margini dell’Europa è una delle priorità del nuovo inquilino della Casa Bianca, non fosse altro perché la resistenza di Kiev all’invasione russa è finora costata agli Stati Uniti una sessantina di miliardi di dollari. (Panorama)
Su altri media
Dopo il successo del 5 novembre i media hanno riportato indiscrezioni sull’atteggiamento che potrebbe tenere il prossimo presidente statunitense nei confronti dell’Ucraina per accelerare la fine della guerra. (RSI Radiotelevisione svizzera)
E Putin cambia la dottrina nucleare: la Russia potrà rispondere con l'atomica anche ad attacchi convenzionali. Mosca fa sapere intanto di aver abbattuto i primi missili Atacms sul territorio russo. (La Stampa)
Mosca sembra pronta a negoziare un cessate il fuoco con Kiev, con gli Stati Uniti a fare da intermediari. Tuttavia, Putin ci tiene ad essere molto chiaro: una pace con l'Ucraina sarà possibile solo se verrà accettata una serie di condizioni che potrebbero ridefinire i confini fisici dell'Ucraina, oltre a limitare la libertà del paese di aderire ad alcune organizzazioni internazionali. (ilmessaggero.it)
Sia chiaro: a differenza di quanto circolato nelle scorse ore, la Russia non accetta il congelamento del conflitto, ma c’è la totale disponibilità a negoziare. La guerra in Ucraina continua, ma aumentano le speranze per intravedere la luce in fondo al tunnel. (Nicola Porro)
Secondo il New York Times, infatti, in questa fase del conflitto Kiev starebbe dando maggiore importanza all'ottenimento di garanzie di sicurezza laddove dovesse arrivare un cessate il fuoco. Tradotto: l’Ucraina potrebbe accettare la cessione di parte dei territori occupati, a patto di avere armi occidentali come deterrente e la costante protezione della NATO. (Corriere del Ticino)
Secondo i cinque attuali ed ex funzionari russi il Cremlino potrebbe ampiamente accettare di congelare il conflitto lungo le linee del fronte. (Secolo d'Italia)