Ultras Inter, 160 tessere intestate a prestanome

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SPORT

Prosegue l'inchiesta sugli ultras dell'Inter, con nuovi sviluppi che coinvolgono direttamente la società nerazzurra. Andrea Beretta, ex capo ultrà ora collaboratore di giustizia, ha rivelato ai magistrati che gli ultras nerazzurri erano in possesso di 160 tessere intestate a prestanome, utilizzate per far entrare al Meazza chi volevano. Secondo Beretta, la società Inter era al corrente di questo meccanismo, un'accusa che la società ha prontamente smentito.

Beretta, attualmente in carcere per l'omicidio di Antonio Bellocco, rampollo del clan di Rosarno, ha deciso di collaborare con la giustizia, fornendo dettagli su vari aspetti della gestione della Curva Nord, tra cui il merchandising, i biglietti, i baracchini e i parcheggi. Durante un interrogatorio del 6 dicembre con i pm Paolo Storari e Sara Ombra, Beretta ha raccontato di uno scontro sui biglietti per un match Juventus-Inter con un dirigente della società, pronto a denunciarlo. Tuttavia, secondo Beretta, Giuseppe Marotta, presidente della società nerazzurra, avrebbe evitato la denuncia.

Le dichiarazioni di Beretta hanno gettato luce su un sistema complesso e ramificato, in cui la criminalità organizzata, rappresentata dalla 'ndrangheta, aveva messo radici profonde nella tifoseria interista. Antonio Bellocco, ucciso con 21 coltellate nel settembre scorso, era una figura chiave per la parte criminale della tifoseria, utilizzato per la sua "mafiosità" per proteggere gli interessi del gruppo.

La Procura di Milano ha fissato il giudizio immediato per febbraio 2025, con diciotto arrestati coinvolti nell'inchiesta.