Corea del Sud, Yoon Suk Yeol verso l’impeachment

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ESTERI

Un gruppo di parlamentari di opposizione ha annunciato mercoledì mattina che è in preparazione un provvedimento per chiedere l’impeachment di Yoon Suk Yeol, il leader sudcoreano che martedì sera, nel disperato tentativo di rilanciare la sua fallimentare presidenza, ha annunciato lo stato d’emergenza e imposto la legge marziale. Nel giro di poche ore e nonostante l’esercito nelle strade, il Parlamento si è rocambolescamente riunito, ha votato all’unanimità per annullare il provvedimento, ha convinto i militari a tornare nelle caserme e costretto il presidente a tornare sui suoi passi.

La Corea del Sud, dagli smartphone alle auto fino a serie tv e Kpop, ora rischia lo stop. Smartphone, automobili, elettrodomestici, ma anche chimica, hotel e alimentari: i marchi sudcoreani ormai sono entrati a fare parte della nostra vita quotidiana, hanno spesso scalzato quelli un tempo ritenuti più affidabili prodotti in Giappone. E fanno tutti capo ai cinque chaebol, i grandi conglomerati che marcano una peculiarità mondiale e che caratterizzano una economia cresciuta in modo sorprendente, tenendo conto che si tratta di un Paese che veniva dalla povertà del dopo guerra.

Yoon Suk-yeol, l’ex procuratore d’acciaio diventato il capo di Stato più impopolare di sempre, è l’ultimo a ordinare la legge marziale in Corea del Sud. Anni traumatici per Seul, con l’esercito a sedare nel sangue le proteste, le attività politiche vietate, le università chiuse. Una stagione segnata dalla repressione del dissenso e dalla voglia di democrazia. E dopo 44 anni, la Corea del Sud è piombata in una dimensione quasi surreale. Una notte di ordinaria follia in cui c’è stato un solo protagonista, il presidente Yoon Suk-yeol.

Era una sera come tutte le altre nella Corea del Sud, quando il presidente della Repubblica, Yoon Suk Yeol, ha fatto la sua comparsa in televisione e ha cambiato per qualche ora la vita di oltre 51 milioni di persone, annunciando l’entrata in vigore della legge marziale di emergenza. Parole che hanno scatenato le proteste prima del dietrofront finale.