La Carta e i limiti all’arbitrio del potere

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Ha fatto finalmente la cosa giusta, Gennaro Sangiuliano. Peccato l’abbia fatta – a leggere la sua lettera di congedo – per le ragioni sbagliate. Non c’è alcuna campagna d’odio contro di lui, non c’è alcun potere forte a ordire trame segrete, né si è mosso il famigerato mondo del cinema per vendetta di fronte alla riforma del tax credit. Piuttosto, il mondo del cinema – sceneggiatori, attori, re… (La Stampa)

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E lo ha fatto, sostanzialmente, senza un reale contraddittorio, egli che è stato tra l’altro, fino a due anni fa, direttore di un telegiornale della Tv pubblica. L’opposizione lo ha accusato di populismo mediatico, di occupazione degli spazi televisivi. (Corriere del Ticino)

CERNOBBIO — Alle cinque della sera, mentre il ministro Gennaro Sangiuliano a Roma si dimette, al forum Ambrosetti sta per parlare Volodymyr Zelensky, in uno dei momenti più solenni delle sue 50 edizioni. (la Repubblica)

Il primo è stato scegliere un codice che non ha portato bene ad altri personaggi come Chiara Ferragni: quello della vittima. Anziché impostare la comunicazione su un livello di pura difesa, del tipo «sono un Ministro della Repubblica Italiana, sono qui per difendermi e non ho niente da nascondere», Sangiuliano ha deciso di giocarsi la carta della persona contrita che, forse, avrà pensato fosse più efficace anche per via del coinvolgimento della sua vita personale nella vicenda, visto che le domande sulla moglie, sulla relazione affettiva con Boccia e via dicendo si sono sprecate. (Vanity Fair Italia)

Sangiuliano, nessuna idea sulla cultura. Soltanto nomine grottesche

E così il ministro Sangiuliano si è dimesso! Ci ha messo un bel po’ a capire che doveva andarsene. La vicenda del titolare della Cultura segue a ruota le altre, come quella di Pozzolo e Santanchè. A mancare del tutto è il senso dello Stato. (LaC news24)

Si è affidato con troppa leggerezza a una signora improbabile, già nota nell’ambiente parlamentare per un attivismo che l’ha portata ad avere molti contatti, ma non a caso nessuno durevole. Il ministro è un bravo professionista e una persona per bene, ma si è infilato in un pasticcio dal quale era impossibile uscire senza danni ulteriori. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Ma, nell’ora dell’addio, quando la commedia all’italiana (nel caso, L’onorevole con l’amante sotto il letto di Mariano Laurenti, 1981, con Lino Banfi e Janet Agren) sfocia in una sceneggiata napoletana lacrimogena e vittimista, bisogna ricordare che Genny-la-gaffe è stato un pessimo ministro della Cultura. (La Stampa)