Macron usa le sue 300 atomiche per sostituirsi a Trump in Europa

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Il Fatto Quotidiano ESTERI

La reazione era prevedibile. Quando, lo scorso 3 marzo, si è tornato a parlare della guerra in Ucraina in Assemblea nazionale, Emmanuel Macron è diventato bersaglio del fuoco incrociato dell’estrema destra e della sinistra radicale. Al centro dell’attacco: la forza d’urto nucleare della Francia. “Quando abbiamo sentito il presidente della Repubblica proporre con disinvoltura un’eventuale … (Il Fatto Quotidiano)

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Non è ancora chiaro se, come e quando l’ombrello nucleare francese proteggerà gli interessi vitali dell’Unione europea, ampliando il perimetro deterrente della force de frappe, dall’esagono alla confederazione europea, come vorrebbe il presidente d’oltralpe, Emmanuel Macron (Avvenire)

Il leader della Cdu, Friedrich Merz, ha affermato di ritenere che, alla luce della mutata situazione della sicurezza in Germania, in Europa e nel mondo, sia necessario un deterrente nucleare più forte in Europa. (LAPRESSE)

«La condivisione delle armi nucleari è un argomento di cui dobbiamo iniziare a parlare». Merz è molto cauto, precisa che ritiene il progetto europeo «complementare» alle armi americane: «Dobbiamo sempre parlare con i due Paesi e ovviamente mantenere il sostegno allo scudo nucleare americano». (Corriere della Sera)

L'atomica francese diventerà d'Europa?

Di Giuseppe Gagliano – (Notizie Geopolitiche)

L'abbraccio del presidente Trump alla Russia sta spingendo gli europei a riconsiderare la propria sicurezza e sta dando credito a un'idea che gli Stati Uniti hanno cercato a lungo di evitare: una Germania dotata di armi nucleari. (Milano Finanza)

Washington è tentata dall’abbandonare le alleanze tradizionali, formare un nuovo improbabile asse con Mosca, negare all’Europa la protezione della sua bomba atomica? Gli europei riscoprono allora che un altro ombrello nucleare esiste, è composto da quasi 300 testate ed è in mano a un presidente della Repubblica francese disposto a metterlo a disposizione dei partner europei. (Corriere della Sera)