Marco Cappato rischia il processo per aver aiutato Massimiliano a morire in Svizzera. La gip dispone l'imputazione coatta
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Marco Cappato, Felicetta Maltese e Chiara Lalli, indagati per aver aiutato Massimiliano Salas, il 44enne toscano malato di sclerosi multipla a raggiungere la Svizzera dove poter morire avvalendosi della pratica del suicidio assistito, adesso rischiano il processo: la gip del tribunale di Firenze Agnese di Girolamo ha infatti respinto la richiesta di archiviazione della Procura.Massimiliano fece un vero e proprio appello quando era in vita: «Da 6 anni soffro di una sclerosi multipla che mi ha già paralizzato. (Corriere Fiorentino)
Ne parlano anche altre testate
La nuova sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito arriverà soltanto tra qualche settimana. (la Repubblica)
Per la quarta volta la Corte Costituzionale è chiamata a decidere di fine vita e aiuto al suicidio: in aula i casi di Elena, paziente oncologica veneziana, e Romano, 80 anni, residente a Peschiera Borromeo, affetto da Parkinson. (TGR Lombardia)
Nel corso dell'udienza pubblica è stato spiegato come l'ordinanza di Milano - sui casi di Elena e Romano - fosse precedente di un mese della decisione della Consulta sul caso di Firenze (Il Fatto Quotidiano)
E' la posizione espressa dall'avvocato dello Stato, Ruggero Di Martino, in Aula davanti alla Consulta durante l'udienza pubblica sul fine vita. "Non c'è un diritto al suicidio né un obbligo dei medici di concorrere a una volontà suicidaria". (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Il caso trattato in udienza pubblica riguarda una paziente oncologica e un malato di Parkinson, accompagnati tre anni fa in Svizzera a morire da Marco Cappato , tesoriere dell'associazione Luca Coscioni. (Il Sole 24 ORE)
La Corte Costituzionale è tornata ieri a occuparsi di aiuto al suicidio. È la quarta volta. C’è un altro processo in sospeso, a Milano, con imputati che hanno violato l’art. 580 del codice penale (c’è persino l’autodenuncia) e il giudice dubita che quella norma non sia giusta; e dunque a Roma si deve svolge una fase “incidentale” per stabilire se quella norma vale o non vale. (Avvenire)