Dugin, il filosofo di Putin: «Giorgia Meloni è stata sedotta dai globalisti ma ora andrà con i vincitori»

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«L'ascesa di Trump? Una rivoluzione. Ma gli Usa dovranno scegliere tra noi e l'Europa» Aleksandr Gel’evič Dugin è un filosofo russo molto vicino a Vladimir Putin. Oggi in un’intervista al Fatto Quotiidiano parla del rapporto tra lo zar e Donald Trump, del populismo che vincerà in Europa e in America e del governo di Giorgia Meloni. Che dovrebbe tornare alle origini mollando le élite europee e legandosi a doppio filo con i due leader mondiali. (Open)

Se ne è parlato anche su altri media

La diretta di Millennium Live torna alle 12 di venerdì 14 marzo con Paolo Nori (scrittore) e Fabrizio d’Esposito (Il Fatto Quotidiano). Trump, Putin, l’Europa: il nuovo ordine mondiale spiegato da Aleksandr Dugin . (Il Fatto Quotidiano)

Il “filosofo più pericoloso del mondo" e ideologo del illiberalismo, al secolo Aleksandr Dugin, ha rilasciato un'intervista al Fatto Quotidiano nella quale “fa il punto” sul panorama intrenazionale dinnanzi alla Russia, dal valido alleato trovato in Donad Trump all’ascesa "irresistibile" della AfD in Europa (L'HuffPost)

Per lei, Dugin, questa dovrebbe essere la fine degli Stati Uniti considerati come “l’Anticristo occidentale” nonché il “simbolo del male della democrazia liberale”? Trump ha un approccio diverso dal passato. (Il Fatto Quotidiano)

Sergey Karaganov: “Trump alla fine fermerà la Russia, ma la linea rossa è Kiev nella Nato”

Aleksandr Dugin, l’ideologo più influente della Russia di Putin, spiega uno degli scogli più grossi nella trattativa fra Usa e Russia per una possibile pace in Ucraina. “Fermare la guerra e vincere la guerra sono due concetti diversi”, precisa il filosofo del sovranismo e dell’eurasiatismo, rispondendo alle domande di Fabrizio d’Esposito. (Il Fatto Quotidiano)

È la previsione di Sergey Karaganov, capo del Consiglio di politica estera e della difesa, influente think tank vicino al Cremlino. Sostenitore della linea dura nel conflitto in Ucraina, un anno fa invocava la totale capitolazione di Kyiv e dei suoi alleati. (La Stampa)