Le elezioni Usa dimostrano che i grandi media americani non hanno imparato nulla dal 2016
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Ultim'ora news 13 novembre ore 20 Dopo lo shock delle elezioni del 2016, i giornalisti dei grandi quotidiani nazionali, il cui compito era quello di raccontare alla gente cosa stava accadendo in America, hanno scoperto di conoscere il loro Paese tanto quanto la Corea del Nord. I loro capi fecero allora un voto. Dovevano raccontare meglio la nazione. In particolare, dovevano fare un lavoro migliore per capire la mente degli elettori che avevano eletto Donald Trump, sfidando in qualche modo il 91% di probabilità con cui i media avevano decretato la vittoria della loro eroina Hillary Clinton (Milano Finanza)
La notizia riportata su altri giornali
Già qui in Europa, dobbiamo vedercela con una vasta frazione dell’opinione pubblica che non nasconde le proprie simpatie per Putin e che apprezza Trump perché pensa che egli permetterà alla Russia di chiudere a proprio vantaggio la vicenda ucraina. (Corriere della Sera)
Volodymyr Zelensky conta sulla misericordia di quanti a Bruxelles e nelle altre capitali occidentali ne hanno condiviso tracotanza e cinismo mentre la guerra mieteva centinaia e centinaia di migliaia di vittime, devastava il Paese, faceva fuggire milioni e milioni di concittadini, compresi i moltissimi renitenti alla leva obbligatoria. (ROMA on line)
Abbiamo analizzato i dati di 6 categorie di elettori ed elettrici Usa: genere, etnia, età, residenza, appartenenza politica e coloro che hanno votato per la prima volta. Ecco cosa è emerso (Open)
Uno dei cambiamenti sostanziali, a cui si presta meno attenzione, è il seguente: rispetto a otto anni fa l’America oggi è ancora più forte, la sua economia ha distanziato ulteriormente tutte le altre. L’Europa è più debole sotto tutti i profili, incluso quello politico. (Corriere della Sera)
L'analisi del voto Usa e le prospettive che da noi neanche consideriamo: perché The Donald ha vinto e soprattutto grazie a chi. Franco Fiorito Ulisse della Politica (AlessioPorcu.it)
Semmai si sentono in competizione con quelli che arrivano dopo“. I poveri poi, votano i miliardari perché non si sentono in competizione con loro: sono troppo lontani. (Il Fatto Quotidiano)