Iran al voto: sfida tra un riformatore e un falco

Iran al voto: sfida tra un riformatore e un falco
AGI - Agenzia Italia ESTERI

Il Paese voterà domani per il secondo turno delle elezioni presidenziali che vedranno sfidarsi un candidato riformista, sostenitore dell'apertura verso l'Occidente, contro un esponente del campo ultraconservatore (AGI - Agenzia Italia)

La notizia riportata su altre testate

Non che in Iran ci siano veri candidati riformisti alla presidenza. Ma alcuni sono meno conservatori di altri. Ed è per questo che il 5 luglio sarà una data importante per capire in che direzione vuole andare il Paese. (Avvenire)

Il nuovo presidente dell’Iran si deciderà al ballottaggio venerdì 5 luglio. Si sfideranno il riformista Masoud Pezeshkian e il conservatore Saeed Jalili. A vincere al primo turno è stato l’astensionismo. (LAPRESSE)

Per la compagnia Porsesh, il candidato riformista raggiunge invece circa il 53% dei consensi mentre l'ultraconservatore si ferma al 41%, con il 6% degli aventi diritto ancora indeciso. Masoud Pezeshkian, politico ritenuto moderato e parte del fronte riformista, è in testa sull'ultraconservatore Saeed Jalili nei sondaggi per il ballottaggio nelle elezioni presidenziali che si terranno domani in Iran (Tuttosport)

Iran, così tramonta il potere di Khamenei

Nessuno dei candidati ha raggiunto la quota necessaria per essere eletto e venerdì 5 luglio si terrà il ballottaggio tra il riformista Masoud Pezeshkian, che ha ootenuto circa 10,4 milioni di voti, e l'ultraconservatore Saeed Jalili, che si è fermato a 9,4 milioni di preferenze, secondo i dati riportati dall'agenzia ufficiale iraniana Irna. (Today.it)

Il primo turno delle elezioni presidenziali iraniane ha rivelato una contrazione del sostegno sia per i riformisti che per i conservatori, anche se alcuni elettori stanno spingendo per un cambiamento sostenendo l’unico candidato riformista, dicono gli analisti. (Affarinternazionali)

I riformisti infatti sostengono che la soluzione sia… In primis a causa della bassa partecipazione alle urne che non ha raggiunto nemmeno il 50% e questo nonostante il ritorno dei riformisti, a dimostrazione del fatto che i riformisti non hanno l’autorità di un tempo. (La Stampa)