Omicidio Nada Cella, 3 rinvii a giudizio

Omicidio Nada Cella, 3 rinvii a giudizio
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LAPRESSE INTERNO

Il cold case è stato riaperto 3 anni fa: a processo Anna Lucia Cecere, il titolare dello studio di commercialisti e la madre Udienza fiume in Tribunale a Genova dove oggi la Corte d’Appello di Genova si è pronunciata sul ricorso alla sentenza del gup del marzo scorso e sul rinvio a giudizio o meno di Anna Lucia Cecere, indagata per il delitto di Nada Cella. Tre i rinvii a giudizio stabiliti. Nadia Cella è la segretaria uccisa nello studio del commercialista presso il quale lavorava, il 6 maggio del 1996 a Chiavari (LAPRESSE)

Ne parlano anche altre fonti

A oggi non è cambiato nulla rispetto a quando il gip aveva deciso per il proscioglimento». Continueremo con determinazione perché per noi Cecere non c'entra», prosegue l’altro legale Gabriella Martini. (La Stampa)

All'epoca le indagini coordinate dal pubblico ministero Filippo Gebbia non condussero all'assasino. Il caso venne riaperto tre anni fa. (LevanteNews.it)

La Corte d’Appello di Genova ha accolto il ricorso della procura e rinviato a giudizio Anna Lucia Cecere, ex insegnante cuneese di 58 anni, accusata di omicidio volontario aggravato per il delitto di Nada Cella, compiuto a … (Il Fatto Quotidiano)

Omicidio Cella, il caso riaperto dopo 28 anni. La madre di Nada: “Ho il cuore più leggero”

Svolta nel giallo della morte di Nada Cella: 28 anni dopo, Annalucia Cecere è stata rinviata a giudizio. (Liberoquotidiano.it)

Senza mai essersi ripreso dal coma in cui era precipitato il giorno dell’aggressione. Ma ora la morte di Harjit Singh, senzatetto indiano di 49 anni deceduto ieri nel reparto di rianimazione del Villa Scassi, rischia anche di diventare un caso destinato a fare giurisprudenza. (Il Giornale d'Italia)

«Sono contenta, perché è quello che si meritava la famiglia. Il lavoro della polizia e della procura è stato fuori misura ed era ingiusto che non ci fosse un processo anche per questo», il commento dell'avvocata Sabrina Franzone, che assiste la madre. (La Stampa)