Meta, fact-checking su Facebook e Instagram: come cambia e cosa sapere
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Il nuovo modello delle “community notes” si baserà sul crowdsourcing della verifica delle informazioni: affiderà a un gruppo selezionato di utenti il compito di aggiungere note di contesto ai contenuti. Non tutti gli utenti possono partecipare: generalmente sono richiesti alcuni requisiti, come avere un account verificato e una certa anzianità di utilizzo della piattaforma. Attualmente, questo modello è attivo su X (ex Twitter). (Sky Tg24 )
La notizia riportata su altre testate
Così a Otto e mezzo (La7) il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta la decisione di Mark Zuckerberg di chiudere il programma di fact checking su Facebook e su Instagram, adeguandosi al metodo attualmente vigente su X, dove i contenuti pubblicati sono verificati dagli utenti stessi attraverso il sistema di Community Notes. (Il Fatto Quotidiano)
Vedrete, dopo il video di ieri, Mark Zuckerberg verrà iscritto in un batter d’occhio nella lista dei cattivi, degli appestati, da almeno mezzo mondo politico e mediatico, italiano ed europeo. Forse non nella stessa posizione di Musk, ma subito dopo di lui. (Nicola Porro)
I risultati dello studio, pubblicati sulla rinomata rivista Thrombosis and Vascular Biology, aprono nuove prospettive nello sviluppo di farmaci per la cura di infarti e ictus. (Il Giornale d'Italia)
Niente più fact-checking su Meta. Ad annunciarlo è lo stesso Mark Zuckerberg su tutte le sue piattaforme, una scelta che l’imprenditore considera un “ritorno alle origini” ma che per molti è una chiara strizzata d’occhio al neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump. (Virgilio Notizie)
Una buona notizia. Oh, la storia dello “stop alla censura” su Facebook e Instagram sarebbe potuta essere una buona notizia. (WIRED Italia)
Meta smantellerà il reparto aziendale incaricato di impedire la diffusione di notizie false sulle piattaforme. Lo ha spiegato con un video di cinque minuti in cui ha annunciato una svolta editoriale e politica per Facebook, Instagram e Threads, i social network controllati dal gruppo. (il manifesto)