La bolla del debito globale

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Stampa Parlamento ECONOMIA

Di Mario Lettieri e Paolo Raimondi Secondo il Global Debt Monitor pubblicato dall’Institute of International Finance (IIF), l’associazione delle grandi istituzioni finanziarie con sede a Washington, alla fine del 2024 l’ammontare del debito globale è salito alla cifra record di 318.000 miliardi di dollari. Esso comprende quello pubblico, quello delle famiglie, quello cosiddetto corporate debt, cioè delle imprese non finanziarie e quello delle istituzioni finanziarie. (Stampa Parlamento)

Ne parlano anche altri media

Salgono i costi di finanziamento che influenzano negativamente i bilanci statali, in un contesto di riduzione delle partecipazioni delle banche centrali che spingono ad un cambiamento nella composizione del debito e nella base degli investitori, con il rischio di scatenare la volatilità di mercato. (business24tv.it)

Tempi duri per il debito mondiale. Con un problema sempre più complesso di pagamento degli interessi: nonostante la riduzione dei tassi di riferimento, i rendimenti obbligazionari sono infatti aumentati in molte economie avanzate, e il costo elevato del debito potrebbe limitare la capacità futura di finanziamento. (Milano Finanza)

Nel 2024 i governi e le imprese, si legge nel rapporto, hanno preso in prestito dai mercati 25.000 miliardi di dollari a livello globale, quasi il triplo rispetto al 2007. Il debito mondiale è sempre più senza freni. (ilmessaggero.it)

E' quanto risulta dal Rapporto sul debito globale dell’Ocse, secondo cui "dopo essersi temporaneamente contratti per effetto dell'inflazione i rapporti debito/Pil hanno ripreso ad aumentare” in numerosi Paesi Ocse. (Avvenire)

L’economia occidentale cresce poco per ragioni strutturali e l’ondata sovranista sembra sempre più una risposta di ripiego che ambisce a scaricare le difficoltà verso altri, piuttosto che risolverle. (il manifesto)

L’Italia è tra i Paesi dell'Ocse con la più alta quota di debito sovrano detenuto dalle famiglie (circa il 14%), dopo l’Ungheria e gli Stati Uniti, a seguito del successo delle emissioni di nuovi prodotti al dettaglio dalla pandemia. (Corriere della Sera)