Pari opportunità in Italia: un traguardo ancora lontano
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Nonostante qualche timido progresso, l’Italia rimane indietro sul fronte delle pari opportunità, con quasi cinque cittadini su dieci (il 46%, in calo di 3 punti rispetto al 2024) che giudicano il livello attuale ancora insufficiente. Solo il 27% lo considera sufficiente, mentre un altro 27% lo valuta positivamente, segnando un aumento di 4 punti rispetto all’anno precedente. Tuttavia, se si analizza la percezione delle donne, il quadro si fa più critico, evidenziando un divario che persiste e che, in alcuni casi, si acuisce.
Il 10° rapporto “Women in the workplace” del 2024 rivela che, per ogni 100 uomini promossi a ruoli dirigenziali, solo 81 donne ottengono lo stesso riconoscimento. Una disparità che peggiora ulteriormente se si considerano fattori come l’etnia, aggiungendo strati di complessità a un problema già radicato. Le donne, nonostante rappresentino una fetta significativa della forza lavoro, continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni apicali, con un gap che si attesta ancora al 20% rispetto agli uomini.
In occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, la Struttura Donne e politiche di parità di genere di First Cisl ha lanciato un manifesto per il 2025, sottolineando l’urgenza di interventi concreti. Il messaggio è chiaro: non c’è tempo da perdere. I dati del Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum confermano che, ai ritmi attuali, serviranno ancora 131 anni per colmare il divario di genere a livello globale. Un’attesa che, per molte, equivale a una condanna.
In Italia, la situazione è particolarmente complessa. Nonostante la presenza di una donna alla guida del governo, Giorgia Meloni, e i proclami sui presunti record occupazionali, la realtà raccontata dai numeri è ben diversa. Le lavoratrici italiane si trovano spesso segregate in ruoli precari, discriminate nelle opportunità di carriera e penalizzate da un sistema che fatica a riconoscere il loro valore. La retorica dei successi, insomma, rischia di nascondere una verità scomoda: i progressi, quando ci sono, non sono equamente distribuiti.
La condizione delle donne nel mercato del lavoro italiano, dunque, non è migliorata in modo significativo. Anzi, in alcuni ambiti, si è addirittura registrata una regressione. Le politiche adottate finora, spesso frammentarie e poco incisive, non hanno saputo affrontare le radici del problema, lasciando intatte barriere culturali e strutturali che continuano a limitare l’accesso delle donne a posizioni di potere e a condizioni lavorative dignitose.