CINEMA – Perché Pino non se n’è mai andato davvero

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Il 1955 è l’anno di una profonda e silenziosa rivoluzione italiana, quello in cui dopo gli stenti della guerra ripartono i consumi e tutti scoprono la “mobilità”, un concetto fino ad allora impensabile e invece reso possibile dalla Fiat “600” che mette le ruote agli italiani diretti verso la “villeggiatura”. Un operaio guadagna 40mila lire, quanto il costo di un giradischi, una delle manie del momento, mentre per comprare un televisore ne servono 160mila. (QC QuotidianoCanavese)

Su altri media

Orsi, l’ex portiere è tornato sull’importante vittoria dell’Inter contro l’Atalanta, focalizzandosi anche sullo stato di forma e sugli obiettivi dei nerazzurri (InterNews24.com)

Le celebrazioni per i 2.500 anni di Napoli si aprono "nel modo migliore, con una delle figure più eccelse della musica italiana. Quindi Napoli ha di fronte un palinsesto meraviglioso per celebrare se stessa e rendere orgogliosa l'Italia". (Tiscali)

Dalla festa ai fischi. Perché se da un lato il concerto, sostenuto dalla Regione, c’è stato, con la partecipazione di tanti artisti, proprio il pubblico della zona se ne è sentito escluso. (ilmattino.it)

Spiritual, mostra per Pino Daniele (DiLei)

Album Amarcord, i dischi più belli da riascoltare: un viaggio nel tempo nei ricordi di progetti che hanno lasciato il segno e che vale la pena riportare alla nostra attenzione. Oggi parliamo di Pino Daniele e del disco “Nero a metà” del 1980 (Recensiamo Musica)

Gli eroi devono morire giovani per entrare per sempre nel cuore collettivo che ancora batte forte per il Che Guevara del Neapolitan Sound morto d’infarto a 60 anni. Avrebbe dovuto fare un trapianto, il bypass non bastava, Si legge ancora nelle carte: “Con un soccorso più veloce, forse, poteva sopravvivere”. (Il Fatto Quotidiano)