Kamala Harris ha perso le elezioni, e ora?

Kamala Harris ha perso le elezioni, e ora?
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Elle ESTERI

All'inizio di questa campagna elettorale per la corsa alla Casa Bianca, gli stessi elettori democratici andarono a votare alla primarie repubblicane per Donald Trump, ritenendolo il candidato più debole rispetto a un Ron DeSantis. Una sua rielezione, infatti, era data per quasi impossibile. Avevano torto. Donald Trump è stato il45esimo e sarà il 47esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Nemmeno stavolta sondaggisti e opinionisti lo avevano visto davvero arrivare. (Elle)

La notizia riportata su altri media

Trasferita in Canada con la madre e la sorella Maya, tornò a San Francisco per laurearsi in legge. Kamala Harris doveva essere la predestinata prima donna alla Casa Bianca, e invece non ce l'ha fatta a battere Donald Trump; sul perché si spanderanno fiumi d'inchiostro e di ore di tv nelle prossime settimane. (Tiscali Notizie)

Durante la serata elettorale della Cnn, il presentatore Jake Tapper chiede al collega John King di indicargli sulla mappa interattiva dove Kamala Harris ha superato di almeno il 3% il risultato conseguito da Biden nel 2020. (La Stampa)

Lei ha deciso di non parlare subito. «Ce l'abbiamo fatta». (ilmessaggero.it)

Kamala Harris, il silenzio della grande sconfitta che non vuole (ancora) arrendersi: dalla telefonata del 2020 a Biden al ko con Donald

La vittoria di Donald Trump è un segno dei tempi? Un modo di leggere questo risultato elettorale è quello di non immaginare “colpe” o “errori”, ma semplicemente un’aderenza diversa dei candidati alle aspirazioni degli americani e della cosiddetta “aria che tira” in questo momento storico negli Usa. (Esquire Italia)

Grazie a tutti voi e forza Kamala Harris!». Se ci sarà un discorso, accadrà più tardi, ma per ora Kamala Harris, stanca dopo una gara estenuante, ha intenzione di riposarsi per qualche ora. (ilmattino.it)

La Convention nazionale democratica di agosto è stata largamente celebrata come un grande successo, con un fronte unito che si estendeva da Shawn Fain e Bernie Sanders ad Adam Kinzinger e Leon Panetta. (Jacobin Italia)