Sala prigioniera a Teheran. Gli Usa chiedono il rilascio. L’ipotesi triangolazione
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Di Alessandro D’Amato ROMA Il caso di Cecilia Sala è sempre più un rebus. La sua sorte pare legata a quella di Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano bloccato il 16 dicembre scorso su ordine della giustizia americana all’aeroporto milanese di Malpensa. Se da una parte gli Stati Uniti chiedono all’Iran di liberare la giornalista italiana arrestata il 19 dicembre scorso, dall’altra, l’avvocato Alfredo De Francesco, che difende l’iraniano, farà istanza alla Corte d’Appello di Milano per chiedere gli arresti domiciliari per il suo assistito. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
La notizia riportata su altri media
Si tratta della prima comunicazione ufficiale da parte di Teheran dall’inizio della detenzione della cronista di Chora media e del Foglio. “Cecilia Sala, cittadina italiana, entrata in Iran con visto giornalistico il 14 dicembre 2024 è stata arrestata il 20 dicembre con l’accusa di violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran”. (Il Fatto Quotidiano)
ROMA — Stretto tra le pressioni di Washington e le richieste informali delle autorità iraniane, il governo cerca una scappatoia diplomatica per liberare Cecilia Sala entro un mese. Così si augurano fonti a conoscenza … (la Repubblica)
Per Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran, è incognita sui tempi di rilascio mentre ancora sono sconosciute le accuse per le quali la cronista si trova in isolamento nel carcere di Evin da oltre 10 giorni. (Adnkronos)
Il viceministro degli Esteri: "Se non sappiamo di cosa è accusata, non si può fare neanche una previsione concreta" (AGI - Agenzia Italia)
E dopo la preoccupazione bipartisan per le sue condizioni detentive, dopo le telefonate alla famiglie e il lavoro diplomatico, puntuali arrivano le polemiche. Cecilia Sala è detenuta da 11 giorni nel carcere di Teheran (Nicola Porro)
Ovviamente, non posso né confermare né smentire tali supposizioni. Tutto lascia supporre che l’arresto di Cecilia Sala a Teheran sia avvenuto in ritorsione per l’arresto di un imprenditore svizzero-iraniano, Mohammad Abedini Najafabadi, avvenuto in Italia su mandato di cattura statunitense. (il manifesto)