Per l’Unione la sfida è non essere irrilevante

Per l’Unione la sfida è non essere irrilevante
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L'Eco di Bergamo ESTERI

Sono molti e gravi: lo possono rendere un annus horribilis o – ce lo auguriamo – un annus mirabilis, di riscatto per l’Italia e per l’Europa. Una guerra sull’uscio di casa. Un’altra guerra che incombe sul Mediterraneo. La pressione espansionista di Russia e Cina, due potenze imperialiste decise a dilagare in ogni continente (Putin s’è già installato in Libia, a 100 km dalle nostre coste). La prospettiva per noi europei di dover mandare un contingente militare a presidio del confine con la Russia nel caso dell’auspicata pace tra Mosca e Kiev (L'Eco di Bergamo)

Se ne è parlato anche su altre testate

Le minacce commerciali di Donald Trump, l’apparente disimpegno Usa dagli obblighi ambientali, gli spiragli di pace in Ucraina sembrano lanciare un unico messaggio: avanti ora (o mai più?) con l’autonomia strategica. (Il Fatto Quotidiano)

Con la guerra in Ucraina è finito anche il modello su cui si basava la nostra sicurezza energetica. Cosa ci fa prevedere per il futuro dell’Europa questa consapevolezza condivisa? La prima osservazione è che, nonostante il vantaggio che noi europei avremmo a trovare risposte comuni nel nuovo contesto, questa strategia è limitata dal fatto di non essere una federazione, ma un’unione in cui la maggior parte delle competenze è degli stati sovrani, stati spesso divisi da interessi diversi e in un contesto in cui la «polis» rimane sostanzialmente nazionale. (Corriere della Sera)

Come bisogna muoversi nel percorso delle vicende mondiali fra sogno e realtà? Si tratta di due circostanze inevitabilmente agli antipodi oppure la realtà, per darsi una proiezione nel futuro, ha un disperato bisogno di nutrirsi del sogno? Sono tante le contraddizioni che il corso della storia a volte apre nel suo processo politico; ad esempio, sarebbe proprio questo il momento in cui i Paesi europei dovrebbero, per sé stessi e per l’intera Comunità internazionale, operare un deciso salto di qualità nella loro integrazione. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Che fine farà l’Unione europea

Usa Europa Giappone. Circa 30 anni fa Lester Thurow (MIT) concludeva il suo volume Testa a testa. (Il Sole 24 ORE)

La Polonia, ampiamente in testa (Inside Over)

Il fatto è che ci sono solo due modi, sufficientemente sperimentati, per organizzare politicamente un territorio occupato da popoli che hanno in comune importanti elementi culturali (la tradizione culturale che origina dalla Grecia classica, il diritto romano, l’evangelizzazione cristiana) ma solo alcuni interessi comuni, mentre per il resto sono divisi da storia, tradizione politica, lingua, costumi e, last but not least, interessi divergenti quando non contrastanti. (Start Magazine)