L’urlo delle donne in piazza: “Fermiamo il patriarcato”
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Non c’è posto per la commozione nella manifestazione contro la violenza sulle donne organizzata da Non una di meno, non c’è traccia di quell’onda emotiva creata dal femminicidio di Giulia Cecchettin e dal film C’è ancora domani che l’anno scorso portarono mezzo milione di persone a sfilare nelle strade di Roma. Stavolta c’è posto soltanto per la rabbia, tanta rabbia, contro il governo e in partic… (La Stampa)
La notizia riportata su altre testate
“Il problema non è il patriarcato, il problema è l’uomo debole”, questo lo striscione che CasaPound Italia ha esposto a Palermo in occasione della manifestazione in programma domani, sabato 23 novembre, nel capoluogo siciliano, organizzata da una delle tante sigle femministe, che si ricordano di essere tali solo quando c’è da attaccare l’uomo italiano, bianco, ed etero. (BlogSicilia.it)
La “marea transfemminista“, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, è tornata a sfilare per le strade della Capitale ribadendo un concetto chiaro scritto nero su bianco su uno striscione inizio corteo: “disarmiamo il patriarcato”. (Il Fatto Quotidiano)
Dura un minuto ed è l’unico di quiete. ROMA — C’è un momento in cui le e i 150mila della piazza transfemminista di “Non una di meno” siedono a terra e restano in silenzio. (la Repubblica)
Questo significa che, dietro alla cronaca, c'è una questione più ampia che va affrontata con misure strutturali. «Dall'inizio dell'anno le donne uccise da uomini sono state 98, 84 delle quali in ambito familiare o per mano del partner. (Corriere Roma)
Sono partite da Piazzale Ostiense le circa 10mila persone in corteo con l’associazione femminista "Non una di meno" in occasione della giornata internazionale per eliminare la violenza sulle donne del prossimo 25 novembre. (Repubblica Roma)
“Le parole del ministro Valditara confermano l'urgenza di scendere in piazza - spiegano da Non una di meno – il patriarcato esiste, non è ideologia e il razzismo istituzionale non è la risposta. E’ trascorso un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin e, sottolineano i promotori del corteo, “altri 106 nomi, rimasti anonimi, si sono aggiunti”. (Repubblica Roma)