Migranti in Albania, che succede ora ai centri per i rimpatri?
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Il 24 ottobre scorso è entrato in vigore il decreto legge approvato dal governo per modificare la lista dei Paesi considerati "sicuri" dall'Italia e mantenere operativi i centri per migranti costruiti in Albania. Il provvedimento è stato preso dopo che il 18 ottobre il Tribunale di Roma non aveva convalidato il trattenimento dei primi 12 richiedenti asilo trasferiti in Albania ma non è stato sufficiente ad impedire che gli stessi giudici capitolini bloccassero e rispedissero in Italia anche il secondo gruppo da 8 migranti la scorsa settimana. (ilgazzettino.it)
La notizia riportata su altri media
Una norma che punta superare lo stallo giuridico dei centri per migranti in Albania, tagliando fuori dalle scelte su procedure accelerate e Paesi sicuri, dei magistrati considerati politicamente ostili. (Fanpage.it)
L’impennata di sbarchi nei due anni precedenti aveva intasato i tribunali con le domande di protezione internazionale. (il manifesto)
La sensazione è che il copione di questi giorni si ripeterà: i migranti maschi, maggiorenni e in buona salute trovati nel Mediterraneo dalle nostre navi militari arriveranno al porto albanese di Shengjing e verrano identificati e portati all'hotspot di Gjader, come prevede l'accordo tra il premier Giorgia Meloni e l'omologo Edi Rama firmato a Roma il 6 novembre 2023 e ratificato con il 21 febbraio 2024. (il Giornale)
Prima sedici, poi otto. A circa un mese dall’inizio dell’operazione legata al protocollo Roma-Tirana, con il salvataggio in mare e il trasferimento a Shengjin e Gjader di profughi maschi, maggiorenni e soli - l’unica categoria che può essere trasferita secondo l’accordo siglato dai due governi - i numeri sono ancora bassi. (Corriere Roma)
(prima erano 22) e tra questi ci sono Bangladesh ed Egitto, i Paesi di provenienza dei migranti portati in Albania il cui trattenimento non è stato convalidato dai giudici. con la cosiddetta “ (Pagella Politica)
È nella batteria di emendamenti al decreto flussi presentati in commissione affari costituzionali a Montecitorio che si nasconde l’ultimo assalto della destra alla magistratura. (il manifesto)