Thomas Burberry, Marco e Chef: i nickname della chat che ha «seguito» il suicidio di Andrea Prospero
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Il caso di Andrea Prospero, lo studente di Lanciano trovato morto il 29 gennaio scorso in un appartamento nel centro di Perugia, continua a far discutere. Le indagini, avviate dopo il ritrovamento del corpo, hanno portato alla luce una complessa rete di relazioni virtuali, in cui si intrecciano istigazione al suicidio, omissione di soccorso e un inquietante scambio di messaggi che ha preceduto il gesto estremo del giovane. Tra i protagonisti di questa vicenda, tre ragazzi identificati con i nickname di Thomas Burberry, Marco e Chef, ognuno dei quali sembra aver avuto un ruolo chiave nella tragedia.
Thomas Burberry, al secolo Emanuele Volpe, è il 18enne romano attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di istigazione al suicidio. Era lui, secondo gli inquirenti, a essere in chat con Andrea Prospero nelle ore precedenti alla sua morte. I due, che si conoscevano attraverso Telegram, avevano instaurato un dialogo in cui Andrea confidava le sue paure e le sue incertezze riguardo all’università e alla vita. Volpe, invece di dissuaderlo, avrebbe rafforzato la sua decisione di porre fine alla propria esistenza, spingendolo a ingerire una dose letale di farmaci. «Hai preso oxy?», gli avrebbe chiesto in un messaggio, ricevendo come risposta un secco «Sì, non lo vedi?». Un dettaglio agghiacciante, che lascia intendere come Andrea abbia potuto documentare il suo gesto, forse filmandolo, per dimostrare a Volpe che stava realmente compiendo quanto annunciato.
Marco, invece, è il soprannome di Iacopo Ricciardi, un 18enne napoletano anch’egli coinvolto nella vicenda. A lui si deve l’invio dell’ossicodone, il farmaco che Andrea avrebbe assunto prima di morire. Durante una perquisizione nella sua abitazione, gli investigatori hanno rinvenuto 14mila euro in contanti, un elemento che ha sollevato ulteriori interrogativi sul suo ruolo e sulle sue attività. Ricciardi, che potrebbe essere accusato di concorso in suicidio, sembra aver agito in stretta connessione con Volpe, contribuendo a creare quel clima di complicità virtuale che ha portato alla tragedia.
Infine, c’è Chef, un amico di Volpe che si è unito alla chat solo quando Andrea era ormai in fin di vita. Le sue parole, «entra, parla con un morto», pronunciate in un momento in cui il giovane di Lanciano era già privo di sensi, potrebbero costargli un’accusa di omissione di soccorso. Chef, il cui vero nome non è ancora stato reso noto, rappresenta l’ultimo tassello di una storia in cui il confine tra realtà e virtuale si è fatto sempre più labile, trasformando una chat in un luogo di orrore