Anche per lo Shin Bet i coloni israeliani “sono dei terroristi”

Anche per lo Shin Bet i coloni israeliani “sono dei terroristi”
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Il Fatto Quotidiano ESTERI

“Il terrorismo ebraico sta mettendo in pericolo l’esistenza di Israele”. Non lo ha detto uno dei leader latitanti dell’opposizione israeliana, ma Ronen Bar, capo del servizio di sicurezza interna Shin Bet. Se uno dei Gatekeeper , uno dei Guardiani della Sicurezza di Israele, insieme al capo del Mossad e dell’Idf, lancia un allarme tanto chiaro … (Il Fatto Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altri media

A ogni passaggio che poteva sembrare una concessione da parte di Israele al dialogo con i palestinesi, il premier Benjamin Netanyahu ha sempre voluto ribadire che la spirale d’odio e di orrore innescata dai massacri sui civili dei Kibbutz e del Rave Party del 7 Ottobre non può che concludersi con la sconfitta definitiva di Hamas e del “terrorismo” palestinese. (ilmattino.it)

È un unico fronte di guerra. È un solo unico fronte di guerra che, però, non comprende solo Gaza, la parte (enorme, incommensurabile) per il tutto. È l’intera Palestina il fronte unico di guerra su cui si concentra, con modalità diverse, la strategia del governo di Israele (Valigia Blu)

Gli ostaggi liberati dalla prigionia a Gaza, ma ancora incarcerati nell’angoscia, speravano di trovare un minimo di empatia nella coppia primoministeriale. «Anch’io sono stato torturato. (Corriere della Sera)

La routine malata della barbarie scelta dal governo di Israele

Per quanto faccia orrore dirlo, bisogna riconoscere che la strategia bellicista di Benjamin Netanyahu sta resistendo alla prova del tempo. Una volta fatto il deserto a Sud, Netanyahu si è rivolto a Nord, al Libano delle milizie di Hezbollah, approfittando della supremazia aerea per lanciare attacchi sempre più micidiali, fino a quello delle scorse ore, definito «preventivo» rispetto a un’offensiva delle milizie filo-iraniane che poi si è materializzata ugualmente nel lancio di centinaia di razzi. (L'Eco di Bergamo)

Benjamin Netanyahu si ritrova impegnato su un doppio fronte: quello esterno, a Gaza, contro Yahya Sinwar, il leader di Hamas; e quello interno, nello Stato ebraico, contro i sindacati che dichiarano sciopero generale, appoggiati dai partiti di opposizione e dalle famiglie degli ostaggi, per paralizzare il Paese. (la Repubblica)

Tutto sembra in fiamme. Gli israeliani si stanno abituando a una routine malata, ritengono necessario prendere precauzioni, perché non si sa se stanotte la nostra potente forza aerea dovrà difenderci da un possibile attacco di Hezbollah nel nord o se il disastro negoziale porterà a un allargamento della guerra, a un possibile attacco iraniano e alla nostra difesa, condotta non solo dai nostri eccellenti piloti ma anche dagli statunitensi, forse dai francesi, con un po’ di fortuna dagli. (il manifesto)