Il ricordo/ Borgna, il gigante silenzioso

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ilmessaggero.it INTERNO

Eugenio Borgna è morto a 94 anni. Per ricordarlo, non a caso ho sfilato dagli scaffali l’oggetto più vecchio. Un contenitore con le lettere cartacee scambiate dall’inizio di una, per me, seconda vita: quella della psicanalisi, iniziata allo Jung Institut di Zurigo. L’iperfascicolo comincia da corrispondenze con giganti che dovrebbero sostenere sulle loro spalle la nostra insostenibile postmodernità: autori mitici ai quali si scriveva su carta e che rispondevano su carta, come se in quei tempi si potesse ancora prendere foglio, penna, busta, francobollo. (ilmessaggero.it)

La notizia riportata su altri media

Interlinea piange Eugenio Borgna, anch’egli novarese che ci ha seguito fin dai primi passi donando uno dei suoi ultimi libri, Apro l’anima e gli occhi (da un verso dell’amato Clemente Rebora) dedicato a coscienza interiore e comunicazione, uscito per il festival della dignità umana di cui dirigeva il comitato scientifico. (Il Digitale)

Come molti della sua generazione, aveva vissuto in prima persona la guerra, quando i tedeschi, avevano fatto irruzione nella sua casa nel 1943. È morto lo psichiatra Eugenio Borgna, uno dei più grandi psichiatri italiani, esponente di punta della psichiatria fenomenologica. (La Repubblica)

E' morto a 94 anni Eugenio Borgna, psichiatra e saggista. Era nato il 22 luglio 1930 a Borgomanero, nel Novarese. (La Repubblica)

Con l'ascolto e la parola in difesa della mente

Una passione, e non un orizzonte. Eppure se a farlo è un medico, che ha passato la vita a indagare sul mondo più intimo e privato che ci sia, la nostra psiche, vale la pena di approfondire. (Il Sole 24 ORE)

Ieri pomeriggio, mentre facevo lezione e il tema era la relazione terapeutica, un WhatsApp mi raggiunge per dirmi della morte, a 94 anni, nella sua casa di Borgomanero, di Eugenio Borgna. La tristezza è stata stemperata da quello che stavo facendo: insegnare cose che ho … (La Stampa)

Ogni matto è matto a modo suo, e forse anche ogni cosiddetto sano lo è. Sono loro, gli psichiatri stessi, ad ammettere che spesso non capiscono che cosa avvenga nei meandri dei nostri cervelli, e che la cura, quella della parola e quella farmacologica, vale per l'uno e non vale per l'altro. (il Giornale)