Trump, cosa significa la sua vittoria per le big tech
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Mercoledì 6 novembre gli amministratori delegati dei principali colossi tecnologici americani si sono congratulati con Donald Trump per la vittoria alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. In passato, Sundar Pichai (Alphabet), Mark Zuckerberg (Meta), Tim Cook (Apple), Andy Jassy (Amazon) e Satya Nadella (Microsoft) hanno tutti avuto scontri con il neo-presidente eletto in passato, ma non hanno comunque esitato a schierarsi con lui, in considerazione del fatto che le loro aziende si preparano ad affrontare altri quattro anni sotto l’influenza di un politico noto per la sua imprevedibilità. (WIRED Italia)
Ne parlano anche altre fonti
“L'industria automobilistica si trova al crocevia tra la necessità di rimanere competitiva e l'urgenza di una transizione verso pratiche più sostenibili. Purtroppo, ogni anno, gli incidenti stradali causano 1,2 milioni di vittime a livello globale e decine di milioni di persone restano ferite. (Il Giornale d'Italia)
A cominciare dalle Authority Ecco i suoi cavalli di battaglia. (Milano Finanza)
Da imprenditore multiforme a uomo più ricco del mondo, fino al passo decisivo al vertice della piramide del potere politico e economico planetario «E questo è solo l’inizio», conferma senza troppi giri di parole Elon Musk da Pretoria, sangue sudafricano (il padre) e canadese (la madre), che si è forgiato nell’America dell’età dell’oro della New economy. (L'Unione Sarda.it)
La risposta che Riccardo Cristiano dà è ad un tempo affascinante ed ingenua. (articolo21)
Poi i democratici lo hanno preso a calci e lo hanno regalato a Donald Trump”. “Elon Musk? Fino all’altro ieri si definiva mezzo democratico, non per ragioni di cuore, ma per ragioni di soldi. (Il Fatto Quotidiano)
(Adnkronos) – (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)