Fitto e la vicepresidenza della Commissione UE, tensioni e accuse
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Nel contesto delle recenti tensioni politiche a Bruxelles, la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Europea ha scatenato un acceso dibattito. La delegazione del Partito Democratico, guidata da Elly Schlein, ha espresso forti riserve, sostenendo che l'Italia non meriti tale incarico. Questa posizione ha suscitato reazioni contrastanti, con accuse di mistificazione e ricatti da parte del PD, che, secondo alcuni, sarebbe disposto a tutto pur di ostacolare la nomina di Fitto.
Nel frattempo, l'eurodeputato di Fratelli d'Italia, Pietro Fiocchi, ha difeso con vigore la candidatura di Fitto, definendolo un candidato eccezionale per il ruolo. La situazione si è ulteriormente complicata quando il raggruppamento socialista all'Europarlamento ha posto il veto sui nomi di Fitto e del commissario ungherese Oliver Varhelyi, provocando una crisi che minaccia l'approvazione della nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen.
Le tensioni sono esplose lunedì sera, quando i socialisti hanno comunicato ai popolari che non avrebbero votato né per Fitto né per Varhelyi, proponendo invece di farli passare con il voto delle destre. Questo sviluppo ha innescato una serie di reazioni a catena, mettendo in discussione la stabilità della maggioranza europea e sollevando interrogativi sul futuro della Commissione.
In questo clima di incertezza, le accuse reciproche tra i vari gruppi politici continuano a intensificarsi, con il PD che accusa i sostenitori di Fitto di propagandare falsità per giustificare la propria scelta.