"Mi stai distruggendo": nel processo a Erik Zorzi l’audio registrato da Nicoleta Rotaru prima di morire
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"Erik, ti prego". Sono state queste le ultime parole di Nicoleta Rotaru, la donna di 37 anni trovata morta il 2 agosto 2023 nel bagno della sua abitazione di Abano Terme, in provincia di Padova, con una cintura di pelle stretta intorno al collo. A dare l'allarme era stato l'ex marito della 37enne, Erik Zorzi. Ma se inizialmente si era pensato a un suicidio, dalle indagini era emersa una verità ben diversa. (Fanpage.it)
Su altre fonti
Gli audio Dopo le drammatiche registrazioni audio fatte ascoltare nel corso dell'udienza precedente (19 febbraio), realizzate dalla 39enne Nicoleta e che cristallizzavano le violenze verbali e le minacce di Zorzi, oggi sono stati ascoltati degli audio di una lite tra Zorzi e sua madre (anch'essa registrata da Nicoleta) avvenuta il 4 ottobre 2022 in cui la donna, dopo essere stata aggredita dal figlio, lo definisce "demonio" accusandolo: «Mi vuoi uccidere». (ilgazzettino.it)
È quanto emerso nella quarta udienza del processo a Erik Zorzi, il quarantaduenne accusato dell’omicidio con dolo aggravato della sua ex moglie, Nicoleta Rotaru, avvenuto nella loro abitazione di Abano Terme (Padova). (leggo.it)
La sua morte era stata inizialmente considerata un suicidio, ma il 20 marzo 2024 era stato arrestato il marito l’ex marito Erik Zorzi. Prima un urlo disperato, poi l’ultima supplica: “Erik, ti prego”. (la Repubblica)
L'orrore registrato Lo Xiaomi di Nicoleta Rotaru fa il computer e immagazzina tutto senza scegliere: silenzi, passi, pause, rumori di sottofondo come il cigolare dei cardini delle porte di casa o il tintinnare della fibbia di una cintura. (ilgazzettino.it)
Sotto accusa c'è l'ex marito Erik Zorzi, camionista quarantaduenne. Nel corso dell'ultima udienza del processo a suo carico è stato sentito un lungo audio che per l'accusa prova la colpevolezza. (Today.it)
A Padova la quarta udienza per il femminicidio di Abano Terme: urla, rantoli e violenze anche sulla figlia nell’orrore registrato dalla vittima. (Il Giornale Popolare)