Caos in Georgia, governo e filo-UE rivendicano la vittoria

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ESTERI

In Georgia, il partito di governo Sogno Georgiano, al potere dal 2012 dopo aver scalzato il Movimento Nazionale Unito dell'allora premier Mikheil Saakashvili, ha rivendicato la vittoria nelle recenti elezioni parlamentari. Con il 71% dei seggi scrutinati, la Commissione Elettorale Centrale ha comunicato che Sogno Georgiano avrebbe ottenuto il 53% dei voti, garantendosi così la maggioranza in parlamento. Tuttavia, le opposizioni, riunite sotto la guida della presidente Salomè Zourabichvili, contestano i risultati, accusando il partito di governo di aver impresso una decisa virata verso Mosca, con la quale Tbilisi ha combattuto una breve guerra nell'agosto del 2008.

Alla chiusura dei seggi, sia il premier della Georgia, Iralki Kobakhidze, insieme all'oligarca Bidzina Ivanishvili, fondatore di Sogno Georgiano, sia la presidente Zourabichvili hanno dichiarato vittoria, in un profluvio di dichiarazioni roboanti, macchine a tutto clacson e addirittura fuochi d’artificio. Gli exit poll, spesso criticati per cercare di compiacere chi li commissiona, hanno contribuito a creare un clima di incertezza e tensione.

Il partito di governo, fondato da Ivanishvili, è stato accusato dalle opposizioni di aver avvicinato la Georgia alla Russia, allontanandola dall'Occidente e dall'Unione Europea. Questo scenario si inserisce nel contesto più ampio del conflitto in Ucraina, dove la Georgia rappresenta un altro settore del fronte su cui si gioca la sfida tra la Russia e l'Occidente.

Nonostante le accuse e le contestazioni, i quattro partiti dell'opposizione, pur superando tutti la soglia del 5%, non sono riusciti a ottenere un numero sufficiente di voti per creare una maggioranza parlamentare.