Mattia Furlani vola in lungo: l’oro mondiale a Nanchino

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SPORT

Mattia Furlani, vent’anni appena compiuti, ha scritto una pagina indelebile nella storia dell’atletica italiana. A Nanchino, nel tempio del Nanjing Cube, dove il mondo si è riunito per i Mondiali indoor di atletica leggera, il giovane reatino ha conquistato l’oro nel salto in lungo con un balzo di 8,30 metri, diventando il primo azzurro a vincere il titolo iridato in questa specialità. Un risultato che non solo conferma il suo talento, ma lo proietta tra i grandi nomi dello sport mondiale.

La gara, combattuta fino all’ultimo centimetro, ha visto Furlani imporsi su atleti del calibro di Miltiadis Tentoglou, il fenomeno greco già campione olimpico e mondiale. Al secondo tentativo, il giovane italiano ha piazzato quella che si è rivelata la zampata decisiva, atterrando su un risultato che ha lasciato il segno. Non solo per il valore tecnico, ma per il simbolismo che porta con sé: un’Italia che, nonostante le difficoltà, continua a sfornare campioni capaci di competere ai massimi livelli.

Dietro questo successo c’è molto più di un semplice salto. C’è il lavoro quotidiano, la dedizione, la passione che Furlani riversa in ogni allenamento sotto la guida della madre e allenatrice, Kathy Seck. Un legame familiare che va oltre il rapporto sportivo, come dimostra l’abbraccio tra i due, immortalato in un video pubblicato dalla Federazione Italiana di Atletica Leggera (Fidal), subito dopo la vittoria. Un momento di pura emozione, che racconta una storia fatta di sacrifici e sogni realizzati.

Furlani, già bronzo olimpico a Tokyo, ha dimostrato di essere un atleta completo, capace di gestire la pressione e di trasformarla in energia. «Sogna, credi, vola», il suo motto, non è solo una frase ad effetto, ma un manifesto di vita. E lui, che di sogni ne ha sempre avuti tanti, oggi può dire di averne realizzato uno dei più grandi: indossare la medaglia d’oro al collo, con l’azzurro della bandiera italiana che gli fa da cornice.

Quella medaglia, come ha confessato lui stesso, nella sua testa è ancora più grande di quanto appaia. Perché rappresenta non solo un traguardo sportivo, ma il frutto di un percorso iniziato da bambino, quando i primi salti erano solo un gioco. Oggi, quei salti lo hanno portato sul tetto del mondo, in una specialità che richiede tecnica, potenza e, soprattutto, la capacità di crederci fino all’ultimo istante.