Già fuori dagli europei Meloni, ora spera di essere ripescata

Già fuori dagli europei Meloni, ora spera di essere ripescata
il manifesto INTERNO

«Non potevo fare diversamente», ha detto Giorgia Meloni nella notte tra giovedì venerdì, subito dopo lo strappo: voto contrario alle candidature di Costa e Kallas per la presidenza del Consiglio europeo e l’Alto commissariato agli Esteri, astensione su von der Leyen per il secondo mandato alla presidenza della Commissione. A quel punto, effettivamente, la premier italiana non aveva altra strada. Oltretutto esporsi a favore di Ursula avrebbe fatto alla candidata più danno che altro, spingendo i socialisti ad affossarla nel segreto dell’urna, il 18 luglio nell’aula di Strasburgo (il manifesto)

Se ne è parlato anche su altre testate

Lo “strappo”, per esempio, evocato nel suo titolo di apertura della Stampa riferendo del Consiglio Europeo - a proposito dell’astensione di Giorgia Meloni sulla designazione della pur ormai amica tedesca Ursula von der Leyen per la conferma a presidente della Commissione e del no opposto al socialista portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio e alla liberale estone Kaja Kallas ad Alto Commissario per la politica estera e la sicurezza dell’Unione - mi ha portato indietro di una cinquantina di anni. (Il Dubbio)

La paura di Scholz per la marea di destra si è tradotta nel suo veto a coinvolgere Giorgia Meloni nei negoziati per la scelta delle cosiddette alte cariche leuropee. Cosa resterà del Consiglio leuropeo del 27 giugno? Una cosa soltanto: la paura panica di Olaf Scholz. (Nicola Porro)

La premier ha affermato che la decisione sarebbe stata presa “attorno al caminetto” tra i rappresentanti di Governo e delle forze politiche che vararono a suo tempo la prima Commissione europea diretta da Ursula von der Leyen, per la riconferma di un secondo mandato, anziché scegliere attraverso il consenso nell’ambito del Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo. (opinione.it)

L’ambiguità rischiosa di Meloni in Europa: un po’ con il Palazzo, un po’ con le destre

Forse Giorgia Meloni ha contratto questo malanno alla luce dei positivi risultati elettorali del suo partito e della sua maggioranza che le hanno provocato quel surriscaldamento dell’Ego che è il primo avviso della contrazione della sindrome. (L'HuffPost)

E mentre i giornali esteri le attribuiscono la volontà di «stravolgere gli equilibri», alti funzionari Ue e rappresentanze diplomatiche degli stati membri dell’Unione Europea parlano di «errori strategici» che oggi le costano l’isolamento. (Open)

La scommessa è che l’establishment sia costretto a dialogare per varare la Commissione. Il voto di FdI potrebbe essere decisivo: un elemento di forza per avere un portafoglio di peso L’ambiguità rischiosa di Meloni in Europa: un po’ con il Palazzo, un po’ con le destre (La Stampa)