Usa: durissima condanna contro Greenpeace

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Una giuria dello stato del North Dakota ha ordinato a Greenpeace di risarcire con almeno 660 milioni di dollari l’azienda statunitense di combustibili fossili Energy Transfer per diffamazione e per le azioni svolte dall’organizzazione ambientalista, nel 2016 e nel 2017, per opporsi all’oleodotto Dakota Access. “Questo devastante verdetto segna un precedente profondamente preoccupante per i diritti alla libertà di espressione, di associazione e di protesta pacifica e mette a rischio il futuro di Greenpeace. (Amnesty International)

Se ne è parlato anche su altri giornali

La Energy Transfer Partners, con sede a Dallas, aveva fatto causa a Greenpeace nel 2019, accusando il gruppo ambientalista di aver architettato e applicato un sistema di proteste al fine di diffondere informazioni errate, causando perdite finanziarie all’azienda. (il manifesto)

“Questa sentenza rischia di mettere in ginocchio Greenpeace negli Stati Uniti, ma noi non siamo in bancarotta. La lotta continua e non ci faremo intimidire”. (L'HuffPost)

Il caso riguardava il coinvolgimento di Greenpeace nelle contestazioni della tribù Sioux di Standing (Secolo d'Italia)

Una sentenza durissima, una sanzione monstre da 660 milioni di dollari. Una condanna che potrebbe mettere in ginocchio la Ong negli Stati Uniti e di fatto paralizzare del tutto la sua attività. (Il Dubbio)

Quello che Greenpeace International ha appena incassato è uno "schiaffo" ben assestato e decisamente caro, dato che si parla di una condanna in cui l'Ong dovrà pagare 667 milioni di dollari di danni. (la Repubblica)

Greenpeace è stata condannata a pagare alla società petrolifera che gestisce l'oleodotto Dakota Access 660 milioni di dollari di danni dopo che oggi una giuria del North Dakota ha dichiarato l'associazione ambientalista globale colpevole di diffamazione. (Sky Tg24 )