Greenpeace, condanna milionaria per le proteste contro un oleodotto. Ora rischia di chiudere in America
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Greenpeace dovrà pagare 667 milioni di dollari di danni per diffamazione all’azienda petrolifera Energy Transfer, che opera l’oleodotto «Dakota Access Pipeline». Lo ha deciso una giuria del North Dakota mercoledì scorso ed è un colpo durissimo per il gruppo ambientalista, che potrebbe costringerlo a chiudere il suo ramo negli Stati Uniti e potrebbe imbavagliare — dicono gli attivisti — future manifestazioni contro le trivellazioni di petrolio e gas promesse dall’amministrazione Trump. (Corriere della Sera)
La notizia riportata su altri giornali
“Questo devastante verdetto segna un precedente profondamente preoccupante per i diritti alla libertà di espressione, di associazione e di protesta pacifica e mette a rischio il futuro di Greenpeace. (Amnesty International)
Il caso riguardava il coinvolgimento di Greenpeace nelle contestazioni della tribù Sioux di Standing (Secolo d'Italia)
Una giuria del Dakota del Nord ha condannato Greenpeace al pagamento di centinaia di milioni di dollari di danni, a una società di oleodotti, in relazione alle proteste contro l’oleodotto Dakota Access Pipeline che si sono tenute quasi 10 anni fa. (il manifesto)
La giuria dello stato americano del North Dakota ha condannato Greenpeace a pagare oltre 665 milioni di dollari di danni al gestore di un oleodotto. (ilmessaggero.it)
La condanna pecuniaria è ben più alta della richiesta iniziale della compagnia: 300 milioni di dollari. (la Repubblica)
Le decisioni in materia di difesa prese dal Consiglio europeo ieri a Bruxelles. La sentenza di un tribunale del Nord Dakota che condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari per il sostegno alle battaglie dei nativi americani contro la costruzione di un oleodotto su parte della loro riserva. (Corriere della Sera)