Condannata e a rischio bancarotta negli Usa: stavolta Greenpeace deve salvare sé stessa (di S. Renda)

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L'HuffPost ESTERI

“Questa sentenza rischia di mettere in ginocchio Greenpeace negli Stati Uniti, ma noi non siamo in bancarotta. La lotta continua e non ci faremo intimidire”. Parlando con HuffPost, Simona Abbate di Greenpeace Italia ammette le profonde difficoltà dell'organizzazione, ma allontana i vaticini di morte. Un colpo apparentemente fatale è stato sferrato alla… (L'HuffPost)

La notizia riportata su altri giornali

La condanna pecuniaria è ben più alta della richiesta iniziale della compagnia: 300 milioni di dollari. (la Repubblica)

Una giuria del North Dakota ha ritenuto Greenpeace responsabile per oltre 666,9 milioni di dollari di danni in un caso intentato da un gestore di oleodotti statunitense che ha accusato il gruppo di aver orchestrato una campagna di violenza e diffamazione. (Il Sole 24 ORE)

Il verdetto è stato emesso nell’ambito della causa intentata dalla compagnia Energy Transfer contro Greenpeace International, Greenpeace Usa e il braccio finanziario Greenpeace Fund Inc. Una giuria della Contea di Morton, nel Nord Dakota, ha condannato la ong al pagamento di oltre 660 milioni di dollari. (Il Fatto Quotidiano)

Greenpeace è stata condannata a pagare 660 milioni di dollari di risarcimenti a Energy Transfer, società texana di trasporto e stoccaggio di combustibili fossili, con l’accusa di aver orchestrato una campagna di proteste violente contro la costruzione dell'oleodotto Dakota Access tra il 2016 e il 2017. (Milano Finanza)

Bentrovati,il fatto non è accaduto nel Global South, ma nel Nord Dakota dell'era Trump. Eppure la durissima sentenza emessa ieri negli Stati Uniti riguarda, e minaccia, la tutela di una popolazione fragile, i nativi d'America - quel "Sud" sempre presente all'interno del nostro ricco "Nord" - e un principio che è alla base della democrazia: la libertà di parola e di espressione. (Corriere della Sera)

“Questo devastante verdetto segna un precedente profondamente preoccupante per i diritti alla libertà di espressione, di associazione e di protesta pacifica e mette a rischio il futuro di Greenpeace. (Amnesty International)