Dazi Usa: cosa fanno Ferrari, Stellantis e Volkswagen
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"Aumento dei listini"; "impatto negativo"; "preoccupazione". Sono le frasi ricorrenti dei costruttori di auto riferite ai dazi statunitensi al 25% annunciati dal presidente Usa Donald Trump. Ferrari, Stellantis e Volkswagen sono in prima linea nel flusso di dichiarazioni sulle tariffe, che riguarderanno anche le componenti auto, e che partiranno il 2 aprile. La risposta di Ferrari è una revisione della politica commerciale verso gli Usa con un aumento dei prezzi fino al 10%. (La Gazzetta dello Sport)
Ne parlano anche altri giornali
Il presidente americano Donald Trump ha annunciato nuovi dazi del 25% su tutte le auto importate negli Stati Uniti. La decisione, che entrerà in vigore il 2 aprile, rischia di avere gravi conseguenze per l'industria automobilistica mondiale e si aggiunge alle altre tasse sull'import imposte recentemente dal governo statunitense. (WIRED Italia)
Ferrari aggiornerà la propria politica commerciale, "sulla base delle informazioni preliminari attualmente disponibili relative all'introduzione di dazi sulle importazioni di auto di provenienza UE negli USA". (Borsa Italiana)
le condizioni commerciali rimarranno invariate per gli ordini di tutti i modelli importati prima del 2 Aprile 2025 e per gli ordini delle seguenti tre famiglie - Ferrari 296, SF90 e Roma – a prescindere dalla data di importazione. (Ferrari)

“Liberazione” dalle ingerenze dei costruttori stranieri, rei di non produrre abbastanza auto negli Stati Uniti. Così dal 2 aprile gli USA alzeranno le barriere doganali portando il mondo in una nuova guerra commerciale su larga scala. (l'Automobile - ACI)
A Milano Stellantis e Ferrari flettono del 5,28% e dell’1,87%, rispettivamente, a Francoforte Bmw, Mercedes e Porsche lasciano sul terreno il 4,19%, il 4,86% e il 3,72%, rispettivamente, e a Parigi Renault arretra dell’1,18%. (Milano Finanza)
E si abbatte su un’industria dell’auto tedesca sprofondata nel fratte… È la frase di Donald Trump che ossessiona i tedeschi da quando il presidente americano si insediò la prima volta alla Casa Bianca. (la Repubblica)