Al via i primi progetti transfrontalieri di difesa finanziati dall’Ue

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EuNews ESTERI

Bruxelles – Dopo i grandi proclami pubblici sulla necessità di costruire un’industria della difesa europea, la Commissione ha approvato il finanziamento di cinque progetti transfrontalieri per appalti congiunti volti all’acquisto di armi e mezzi militari che coinvolgeranno una ventina di Stati membri. Il via libera da parte dell’esecutivo comunitario è arrivato giovedì (14 novembre) e prevede un budget di 300 milioni di euro, da ripartirsi equamente in 60 milioni per ciascun progetto. (EuNews)

La notizia riportata su altre testate

Mentre a Strasburgo l’estone Kaja Kallas, candidata alla carica di Alta rappresentante per la politica estera e la difesa, ha ripetuto che la Ue deve sostenere l’Ucraina «fino a quando sarà necessario». (il manifesto)

Composto da nove capitoli colmi di contenuti strategici, questo report sottolinea l'urgenza di unire le forze civili e militari per affrontare le sfide del presente e del futuro. Con un forte richiamo al coinvolgimento attivo dei cittadini e alla cooperazione tra Stati membri, il documento evidenzia anche l'importanza della condivisione dell'intelligence e della dissuasione come elementi chiave per garantire la sicurezza collettiva. (il Giornale)

Una Nato indebolita costringerebbe i Paesi membri a fare i conti con gli investimenti già fatti in difesa che, però, dalla fine della Guerra Fredda sono stati costantemente ridotti (Sky Tg24 )

Il miraggio europeo della corsa al riarmo

La Commissione europea approva i primi finanziamenti per gli acquisti di difesa comune. Lo annuncia un portavoce, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Si tratta di cinque progetti transfrontalieri a sostegno di “acquisti di difesa più coordinati ed efficienti” tra gli Stati membri dell'Ue. (Adnkronos)

Il manifesto del 13 novembre 2024 (il manifesto)

Secondo quanto riferisce il Financial Times l’Unione europea si appresterebbe a dirottare parte dei fondi di coesione (gli stanziamenti previsti per ridurre gli squilibri tra le regioni della Ue) verso investimenti di natura militare, seppure non in forma diretta come l’acquisto di armi e munizioni. (il manifesto)