Parigi 2024, Meloni: «Su Khelif non condivido il Cio, così si discrimina»

Parigi 2024, Meloni: «Su Khelif non condivido il Cio, così si discrimina»
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L'Unione Sarda.it SPORT

"Non sono d'accordo con la scelta del Cio". Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la visita a Casa Italia in relazione al tema della pugile intergender Khelif in gara contro l'italiana Carini. "E' un fatto che per i livelli di testosterone nel sangue dell'atleta algerina la gara in partenza non sembra equa", ha aggiunto la premier. "Io penso che bisogna fare attenzione, nel tentativo di non discriminare, a discriminare. (L'Unione Sarda.it)

La notizia riportata su altre testate

Ecco la storia della pugile iper-androgina (Sky Tg24 )

Il suo (quello di avere nel suo DNA il corredo cromosomico XY) è un "difetto genetico che può conferirle un vantaggio dal punto di vista delle performance sportive, legato al fatto che possiede il cromosoma Y, che può favorire lo sviluppo di caratteristiche sessuali secondarie, come la massa muscolare, in senso più maschile", come ci spiega il Professor Maurizio Genuardi, Ordinario di Genetica Medica all'Università Cattolica di Roma. (L'HuffPost)

Dovrebbe bastare questo a spegnere ogni polemica sul ritiro di Angela Carini, che subiti due pugni da Imane Khalif ha preferito abbandonare il ring. Come ha dichiarato lei stessa subito dopo l'incontro ha preferito la sua incolumità. (il Giornale)

Caso Carini-Khelif: perché secondo il Cio è la federazione che deve dimostrare l'ingiusto vantaggio, non l'atleta a discolparsi

Amy Broadhurst è stata l'ultima a battere Imame Khelif, in occasione della finale mondiale del 2022. (Fanpage.it)

Quarantasei secondi di match per un mare di polemiche dalle Olimpiadi di Parigi 2024 alla politica italiana. Angela Carini ha resistito 46 secondi sul ring del torneo olimpico -66 kg contro l'algerina Imane Khelif, atleta intersex che lo scorso anno è stata esclusa dai Mondiali di boxe per livelli elevati di testosterone (Adnkronos)

Quando dieci anni fa scoppiò fragoroso il caso Caster Semenya, i detrattori della celebre atleta sudafricana appoggiavano la loro indignazione su tre pilastri. (Corriere della Sera)