Nobel per la pace ai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki

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ESTERI

Nel pomeriggio di Hiroshima, mentre seguiva distrattamente la diretta da Oslo, il signor Mimaki Toshiyuki, ultraottantenne co-presidente dell'organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, ha sentito pronunciare il nome della sua associazione come vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2024. In quel momento, il suo viso si è illuminato di gioia. Nihon Hidankyo rappresenta i sopravvissuti delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto del 1945.

Dan Smith, direttore del Sipri, l'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace, ha sottolineato come questo Nobel sia carico di messaggi a vari livelli, soprattutto nei confronti dei leader delle grandi potenze. Questi ultimi, infatti, hanno speso belle parole negli ultimi anni sui passi da compiere verso il disarmo nucleare, ma la realtà dei fatti dimostra il contrario. Il Nobel, quindi, non è solo un riconoscimento tardivo, ma anche un monito per il futuro.

Il premio è dedicato a Tazuko e alle altre vittime che continuano a fermare l'atomica. Già nove anni fa, quando nell'ospedale dei sopravvissuti a una ventina di chilometri da Hiroshima, si incontrarono 300 hibakusha, la più vecchia aveva 103 anni e il più giovane 79. Erano quasi tutte donne con visi bellissimi e corpi segnati, testimoni viventi di una tragedia che non deve essere dimenticata.

Nel maggio 2016, durante una visita ufficiale a Hiroshima, Barack Obama pronunciò un discorso che venne prontamente elogiato dall'allora segretario dell'associazione Nihon Hidankyo, Terumi Tanaka.