Processo Turetta, le parti civili chiedono 2,1 milioni: «Giulia sia simbolo per tutti»
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Giulia deve essere un simbolo, dentro e fuori dall'aula, è stata uccisa per motivi futili e abbietti. E' messaggio unanime che gli avvocati di parte civile hanno espresso, lunedì 25 novembre a Venezia in Corte d'Assise, nel corso del processo a Filippo Turetta. Per tutti i legali interventi brevi, nello stile di questo processo con rito immediato, nel richiamare «l'abominio e la crudeltà del delitto», citando le «inequivocabili carte» prodotte dalla Procura attraverso le indagini. (Il Mattino di Padova)
La notizia riportata su altri media
L'avvocato difensore di Filippo Turetta, Giovanni Caruso, al termine dell'udienza di questa mattina, lunedì 25 nivembre, si è espresso sulla consapevolezza dell'ipotesi di ergastolo da parte del proprio assistito. (ilgazzettino.it)
Nel giorno in cui si celebra la lotta alla violenza sulle donne, prima di pronunciare la parola “ergastolo”, il … Come ha detto Elena, sorella di Giulia Cecchettin, è “bianco, italiano e ‘perbene’”. (Il Fatto Quotidiano)
(Adnkronos) – “Turetta non si è mai pentito per l’omicidio di Giulia Cecchettin, non si è mai scusato. La scorsa udienza Gino Cecchettin era qui e lo poteva fare”. Nell’udienza del processo a Filippo Turetta, imputato per l’omicidio di Giulia Cecchettin, interviene l’avvocato Stefano Tigani, legale di parte civile di Gino Cecchettin, papà della ventiduenne uccisa dall’ex fidanzato. (CremonaOggi)
Consegnando una memoria scritta, il magistrato ha ricostruito in due ore e mezza la cronologia dei fatti, negando i possibili elementi difensivi, davanti alla Corte d'Assise. (La Voce di Rovigo)
A Pomeriggio Cinque le parole del fratello dell’imputato, per cui è stato richiesto l'ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin Alla domanda su cosa possa essere accaduto nella mente di Filippo, il fratello risponde: "Non ho idea, non so rispondere. (Mediaset Infinity)
Alla sua destra, Filippo Turetta è stretto tra gli avvocati, a testa bassa. Venezia — «Vi prego», esorta nel silenzio dell’aula il pm Andrea Petroni, 38 anni, rivolto ai giudici. (la Repubblica)