Harris e Trump tra hacker, spioni e cybersecurity
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A distanza di otto anni dalle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016, i metodi di alcuni paesi stranieri sono diventati più sofisticati e difficili da rintracciare. Il Dipartimento di Stato sostiene che l’attività di Russia, ma anche di Cina e Iran potrebbero avere conseguenze enormi nella corsa del 2024. Nel 2016 gli hacker russi diffondevano online messaggi divisivi e infiammatori per fomentare l'indignazione, i loro post erano sfacciati e pieni di errori di ortografia e di strane sintassi. (L'HuffPost)
Su altre fonti
“Consideriamo le accuse prive di fondamento”, la reazione di Mosca. – Fa discutere negli Stati Uniti un video che mostra un immigrato affermare di aver votato più volte: ovviamente nulla di vero, si tratta di un deepfake, un filmato falso ma molto realistico, spesso realizzato con l’intelligenza artificiale. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
La disinformazione russa potrebbe raccogliere i frutti di un lungo lavoro una volta concluso il voto del 5 novembre. L’operazione di discredito dell’Occidente, iniziata da ben prima dell’invasione in Ucraina del 2022, non ha inquinato soltanto il dibattito pubblico nei social network, ma è riuscita a varcare le porte del Congresso degli Stati Uniti. (Open)
L’intelligenza artificiale generativa è entrata nella campagna elettorale americana in molti modi. (Sky Tg24 )
Circola lo screenshot di un presunto articolo della testata americana The Atlantic dal titolo «Per salvare la democrazia Harris potrebbe dover rubare le elezioni». Lo screenshot non riporta alcuna data della presunta pubblicazione, un elemento utile per ricostruire il processo di falsificazione. (Open)
Washington e i suoi alleati attendono con il fiato sospeso l’esito delle urne in quello che potrebbe essere uno dei giorni più lunghi nella storia recente della democrazia americana. (il Giornale)
Agenti di Russia, Iran e Cina sono al lavoro per diffondere disinformazione e fake news sulle elezioni americane. «Quest’anno - secondo il Pentagono - in parte perchè hanno studiato le lezioni del 2020, Russia, Iran e Cina appaiono meglio preparati a sfruttare opportunità simili durante la transizione post-elettorale». (Gazzetta del Sud)