Samuele Bersani riprende i concerti e svela la malattia che l’ha colpito

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Prima lo stop alle scene, poi il lungo silenzio interrotto da qualche sporadico post in cui ringraziava tutti per il supporto ricevuto. Samuele Bersani è tornato sul palco del suo tour con orchestra dopo i mesi trascorsi a prendersi cura della sua salute e per la prima volta rivela i motivi che l'hanno condotto a rimandare i concerti che l'avevano riportato nei teatri più importanti d'Italia. Un messaggio importante, il suo, rivolto a tutti coloro che hanno timore di sottoporsi ai controlli per paura di scoprire qualcosa di poco piacevole. (DiLei)

Ne parlano anche altre fonti

Lo fa a Milano, Teatro Arcimboldi. La malattia, la paura, l’intervento ai polmoni. (la Repubblica)

C’era molta attesa per Samuele Bersani, ieri sera al Teatro degli Arcimboldi sold out. Un concerto commovemente, ricco di ironia, applausi calorosissimi con il cantautore che si è rimesso al centro del palco, dopo diversi mesi, con la sua orchestra per suonare tutte le sue hit da “Il mostro” a “Chicco e spillo”, da “Giudizi universali” a “Spaccacuore”. (Il Fatto Quotidiano)

Primo stadio vuol dire che ci sono arrivati in tempo, primo stadio vuol dire che per fortuna non ho dovuto fare né chemio né radio, però mi sono dovuto far togliere un lobo, un pezzettino di polmone, che per il mio mestiere non è che sia proprio il massimo». (Io Donna)

Ecco le sue parole. (La Stampa)

L'emozione di tornare sul palco dopo la malattia e il coraggio di raccontarla. Un tumore ai polmoni, questo il male che ha costretto Samuele Bersani a rimandare il tour lo scorso inverno. (corriereadriatico.it)

«Sono molto riservato e siccome non ho fatto interviste con nessuno su questo argomento, ho preferito aspettare che arrivassero i concerti per raccontarlo direttamente. Primo stadio vuol dire che ci sono arrivati in tempo, primo stadio vuol dire che per fortuna non ho dovuto fare né chemio né radio, però mi sono dovuto far togliere un lobo, un pezzettino di polmone, che per il mio mestiere non è che sia proprio il massimo». (Gazzetta di Parma)